Che volete farci. Più passano gli anni più si radica in me la convinzione che il signor giudice Salvatore Capetti sia da tutelare come il WWF fa con il panda. Per la competenza, per l'amore per la razza, per la sua onestà intellettuale, per la capacità di difendere le proprie convinzioni (e lo standard di razza) anche quando sono impopolari e infine per la capacità di ironizzare, dote tipica delle persone intelligenti. Anche in questa relazione non rinuncia a qualche battuta "alla Capetti" da antologia: nel giudizio di Ica del Colle Guasco a chi non vede le tante qualità di questo soggetto, scrive: "von Stephanitz, Gorrieri, perdonate loro perchè non sanno quello che dicono" Poi, con l'orgoglio di chi aveva riconosciuto sia le qualità di Elton dell'Onda di Rial, sia del figlio Cibas di Turboland afferma: "qualcuno dirà che in vecchiaia Capetti dà i numeri. In verità io i numeri li ho sempre dati, il problema è che non li avete giocati" E ancora, con una frase che, in una riga, riassume quello standard che è "tra i più completi e i più disattesi" (altra citazione capettiana): "tutto è difficile prima di essere semplice". Il pastore tedesco è un cane armonico, fatto di equilibri. La sua costruzione, quando rispetta lo standard di razza, è tale da consentirgli un movimento privo di forzature, bilanciato, ampio. La semplicità del risultato finale è data dalle difficoltà dell'allevamento, dalla conoscenza dello standard, dal rispetto di una bellezza funzionale in tutte le sue regioni anatomiche, dallo studio delle linee di sangue, dall'importanza dell'aspetto caratteriale ...applicazione, passione, amore e cura dei propri cani, una serie di percorsi irti di difficoltà per un risultato finale che è di estrema, assoluta, persino disarmante semplicità. E la passione di questo giudice si legge in quello che scrive, quando spiega di aver valutato, nelle juniores la qualità della costruzione, movimenti ampi , l'espressione e il carattere aperto e sicuro di sè, senza troppo soffermarsi, vista la giovane età, sulla solidità e la "tenuta di gara". Per le adulte, trattandosi di un campionato, i criteri, sostiene Capetti, non possono essere quelli di un raduno. Andranno valutate la tipicità, la costruzione, il grado di addestramento, la fertilità, le famiglie. Partendo da una primaria considerazione per la testa e l'assetto anteriore ("mia convinzione e non certo ostinazione" ), passando poi per l'attenzione ai due principali difetti di questi ultimi anni: la taglia e gli appiombi anteriori , Capetti illustra i suoi criteri di giudizio, con cui ha scelto i soggetti a cui attribuire i titoli. Piccola nota (avviso ai naviganti) per i proprietari delle femmine Auslese: "dovranno avere il buon senso di ripresentarli ai raduni solo se in condizioni di forma adeguata ad onorare il titolo che portano, nel rispetto del cane e del giudice stesso che gli ha attribuito il titolo" A buon intenditor.... Capetti passa poi ad un breve accenno ai gruppi di riproduzione, a suo dire di fondamentale importanza per l'assegnazione del titolo. Si chiede, sulla base dei gruppi da lui giudicati al Campionato, per quale motivo fossero così esigui, anche in rapporto alle monte effettuate e si interroga sulla opportunità di una seria verifica, prima della classe lavoro maschi, dell'effettivo numero di figli presenti nel gruppo di uno stallone che si siano poi qualificati nelle classi di appartenenza. Alla luce delle squalifiche di alcuni gruppi questa affermazione riveste una notevole importanza. Capetti poi precisa ulteriormente, chiedendosi a quali cani sarebbe stato, sulla base del gruppo, da riconfermare il titolo e ne individua due che però non erano in gara la domenica (ricordiamo che i cani che hanno presentato il sabato il gruppo e a cui i titoli sono stati riconfermati sono Hero, Hannibal, Tony): Nando Gollerweiher (gruppo non numeroso, ma con tutti i soggetti presentati regolarmente, due Auslese, un eccellente di punta e 4 giovanissimi tutti con la massima qualifica) e Cibas di Turboland (ben 5 soggetti eccellenti in classe lavoro, una femmina in giovani). Su Cibas Capetti rivendica sia il suo apprezzamento per il padre, Elton dell'Onda di Rial (un figlio di Karly Arminius con maggiore sostanza e miglior carattere), sia il suo considerare meritatissimo il titolo di Auslese nel 2003 e ribadisce come Cibas avrebbe meritato maggiore considerazione da parte degli espositori (e, aggiungo io, da parte di chi permise l'assegnazione del titolo). Dunque un Capetti abbastanza caustico che ricorda nello stile alcuni suoi scritti all'inizio degli anni novanta, con quasi vent'anni in più di frequentazione dei ring in un difficile equilibrio-compromesso tra la grande passione che impedisce di poter fare a meno del mondo del pt e il suo vederlo sempre più lontano dall'ideale. Io francamente non solo mi auguro che Salvatore Capetti continui " a dare i numeri", ma auspicherei che fosse messo in condizione (o si mettesse in condizione) di obbligarci a giocarli.
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