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backCampionato di Allevamento 2009. Le riflessioni di Oronzo Giangreco.

01 0ttobre 2009. Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo articolo, inviatoci da Oronzo Giangreco, allevatore con affisso Delori, allievo giudice sino allo scorso anno, Presidente della Regione SAS Puglia. La Redazione.


La SAS e la questione morale .
di Oronzo Giangreco

Cala il sipario sul campionato sociale di allevamento tenutosi in quel di Lignano, sublime cittadina adriatica, serena, ospitale, raffinata ma, ahimé, ai confini del mondo conosciuto. Per noi, cittadini del sud piu’ profondo, un ‘autentica avventura il cui viaggio di Ulisse al cospetto appare invero una scampagnata domenicale.
Opinare sulla scelta logistica, seppur legittimo per il socio, e’ un affronto alla solerte laboriosita’ dimostrata dagli organizzatori, sempre attenti, puntuali e risoluti senza mai essere arroganti come invece in altre circostanze. Servizi lindi a qualsiasi ora del giorno e della notte grazie agli interventi quasi maniacali del personale addetto. Bravi ragazzi,cosi’ efficienti da rendere gioiosi i 1140 km di andata uniti agli altrettanti del ritorno.
Cio’ non toglie che l’argomento richieda qualche legittima osservazione. Fatti 100 i soggetti partecipanti al campionato, 75 di questi provengono dal sud. Chiedere lo svolgimento della manifestazione in luoghi sostanzialmente equidistanti o almeno agevolmente raggiungibili e’ quanto mai ragionevole. E che dire poi del raduno primario dell’anno, il Gorrieri, che invece di essere itinerante si svolge a Modena, terra natia del nostro fondatore, quasi che il ricordo per essere imperituro necessiti di un lungo e faticoso pellegrinaggio.

Il resto e’ storia antica. Abbiamo assistito al delirio parossistico di conduttori, proprietari e pubblico con l’anarchia che regnava sovrana in alcuni ring. Non e’ difficile individuare le responsabilita’ in una societa’ allo sbando consumata da insanabili diatribe tra vecchi allevatori, che invia i giudici nell’arena sprovvisti di adeguata assistenza e di tutela.
ALLEVATORI sempre piu’ arroganti incapaci di accettare verdetti non all’altezza delle aspettative; conduttori torvi, che ammiccano il giudice con aria minacciosa, ignari del fatto che, tra i tanti attori presenti in ring, loro sono gli unici realmente impossibilitati a valutare i soggetti che li precedono. Per non parlare dei grandi allevatori, alcuni di loro autentici miti, ma assolutamente insopportabili quando nel lotto dei vincenti pretendono di infiltrare il brocco di turno. E poi le immani pressioni sulla classe giudicante.
In dieci anni di assistentato ho assistito alle processioni imploranti di personaggi, minacciati con la vita a loro dire, dai proprietari di soggetti venduti con titolo annesso. A giudici, ahime’ anche loro, che sponsorizzavano soggetti del proprio allevamento o quelli di qualche amico. Da qui a pensare che chi effettua pressioni dovrebbe essere particolarmente sensibile a riceverle il passo e’ breve. A consiglieri inviperiti che minacciavano la colonia penale a vita per quei giudici che stentavano ad allinearsi.

MA FORTUNATAMENTE IL NOSTRO MONDO NON E’ SOLO QUESTO. E’ fatto di allevatori capaci che negli anni di magra sono pronti a passare la mano; di proprietari sportivi, disposti ad accettare anche il sopruso perche’ il giudizio del giudice e’ per assioma insindacabile; di conduttori leali, purtroppo in caduta verticale, la cui mano santa valorizza i soggetti di cui sono affidatari e che non pretendono di partire primi, quasi che quella mano, oltre che santa, riuscisse ad operare comunque i miracoli; di giudici competenti e retti che rimandano al mittente ogni forma celata o manifesta di pizzino. Qualcuno dira’ che le pressioni sono fisiologiche nelle competizioni, che non modificano granche’ le classifiche finali. Tutto probabilmente vero se non ci fossero le consorterie, ossia i gruppi di potere. Ma ci sono e ne contiamo almeno dieci: la lobby dei giudici, quella degli allievi giudici, quella dei grandi allevatori; la lobby degli amici dei giudici, degli amici degli allievi giudici, degli amici dei grandi allevatori; la lobby dei consiglieri, dei figuranti, dei grandi conduttori, che fortunatamente almeno loro, finiscono col non avere amici nella classe in cui concorrono. E’ chiaro a questo punto che il buon soggetto di proprieta’ del socio onesto, che proprio non vuol saperne di chiedere niente a nessuno, perche’ non lo ha mai fatto nella vita e figuriamoci se comincia dai cani, da un ipotetico 5 posto di partenza che stabiliamo per default, si ritrova confinato quindicesimo e cioe’ tra gli anonimi.
Ho cominciato quest’avventura circa venti anni or sono. Con la classica fortuna del principiante mi ritrovai a partire dopo due anni con la mia cagna inserita tra gli auslese. Terminai il giudizio 2 eccellente e quella esperienza per me, che provenivo da ben altro agonismo, mi convinse che quel mondo con il suo sistema di giudizio era credibile. Se uno come me, allora sconosciuto ai piu’, poteva girare con la propria cagna nel gota dell’allevamento italiano, allora era certo, aldila’ di ogni ragionevole dubbio, che ogni risultato poteva essere possibile purche’ si avessero idee chiare ,voglia di lavorare e soprattutto un buon soggetto.
Il socio ha bisogno di questo: credere nel sogno. Possedendo un soggetto al di sopra della media, ogni risultato e’ possibile.
Le premesse per uscire dalla crisi ci sono. Abbiamo splendidi soggetti i cui capostipite italiani costituiscono le basi genetiche nel mondo; abbiamo giudici competenti e alcuni onesti che vanno formati e tutelati alla bisogna; una miriade di soci a cui poter regalare un sogno,sempre che lo meritino.
Chi scrive non intende fare morali ma puo’ tranquillamente affermare cio’ che pensa, forte del fatto di non aver mai chiesto niente a nessuno e, se qualcuno, bonta’ sua, gli ha dato piu’ di quel che meritava, nessuno glielo aveva chiesto.
Ad maiora.

Ps: sperando che almeno questo dopo l’infausto “nulla questio” goda di maggior fortuna.

Oronzo Giangreco


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