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Concordia sulla Secchia  |
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La Storia
A parte le tracce della presenza dell'uomo in periodo paleolitico e poi etrusco e romano, riscontrate in alcuni punti del suo odierno territorio, le origini di Concordia risalgono al Medioevo, e precisamente al 1311, quando l'imperatore del Sacro romano impero concede alla famiglia Pico il feudo di Mirandola e il permesso di installare alcuni mulini natanti sul fiume Secchia, attorno ad una rocca che verrà chiamata Concordia, a ricordo di un accordo politico.
Nel 1396, con la costruzione della prima chiesa, avviene il passaggio da borgo a comunità, che rapidamente progredisce, grazie soprattutto ai mulini, tanto che nel 1432 Concordia viene elevata a Contea.
L'importanza economica di Concordia raggiunge il suo apice nel corso del XVII secolo, periodo durante il quale vengono costruiti il Palazzo Ducale (poi demolito, nell'attuale via Decime), il Palazzo Corbelli (divenuto dal 1861 sede del Municipio), il canale navigabile detto Cavana, fra Concordia e Mirandola, che fiancheggiava l'attuale via per Mirandola (poi interrato).
Concordia deve il suo sviluppo anche a nuove attività economiche: l'allevamento del baco da seta e la lavorazione della seta greggia, detta "alla concordiese", e la crescente importanza dei mulini sul Secchia, divenuti nel frattempo una decina .
Nel 1711, usciti di scena i Pico di Mirandola, Concordia entra a far parte dei possedimenti estensi e si sviluppa come centro a prevalente carattere agricolo.
La posizione geografica contribuisce ad accrescere il ruolo della cittadina grazie agli scambi commerciali che si instaurano con le popolazioni del confinante stato mantovano.
La rivoluzione francese portò a Concordia gli eserciti napoleonici, a cui subentrò -con la Restaurazione- l'ultimo periodo estense, che cessò con la vittoria nella II guerra d'Indipendenza condotta dal Re piemontese Vittorio Emanuele II, supportato dall'alleato francese, l'Imperatore Napoleone III, ai danni dell'Austria. Ne conseguì la cessione della Lombardia al Piemonte. L'Emilia Romagna e la Toscana si liberarono autonomamente dei loro sovrani e chiesero l'adesione al Piemonte. Le Marche e l'Umbria, invece, vennero liberate dall'esercito piemontese, mentre il Regno delle due Sicilie era crollato a seguito dell'avventurosa azione di Garibaldi. Il piccolo Piemonte, pertanto, acquisendo gran parte dei territori della penisola, poteva elevarsi a Regno (1861) e Vittorio Emanuele II fregiarsi del titolo di Re d'Italia.
Al compimento del disegno risorgimentale mancavano ancora Roma e il Lazio, il Veneto, il Trentino e il Friuli Venezia Giulia. Tuttavia, il nuovo Stato italiano era finalmente sorto, segnando l'approdo concreto di sogni culturali e di lotte politiche e militari che era durata circa sessant'anni.
Da questo momento in poi, le vicende storiche della comunità concordiese seguono fedelmente quelle del resto del paese: fra ‘800 e ‘900, l'incremento demografico e la debolezza della struttura economica dell'Italia determinano un forte incremento dell'immigrazione verso altri paesi europei e le Americhe, con particolare riferimento al Brasile.
Negli anni '20, ci fu la svolta politica in senso autoritario del fascismo, che si presentò in tutta la zona con il ben noto scenario di violenze ed intimidazioni contro le espressioni del movimento popolare, molto sviluppate ed attive: le organizzazioni sindacali e di mutuo soccorso, le cooperative, le sezioni dei partiti.
La nomina del Podestà, nella seconda metà degli anni ‘20, ratificò la sconfitta dell'autonomia locale.
Con la II guerra mondiale, entrato in crisi il regime fascista, Concordia divenne uno dei centri più dinamici della reazione popolare alla vicenda bellica e al potere residuale del partito mussoliniano durante la Repubblica Sociale Italiana. Fra il 1943 e il 1945, infatti, ebbe ad organizzarsi particolarmente nell'area di Concordia, una tenace forma di resistenza politica, militare e sociale che coinvolse centinaia di cittadini.
I partiti democratici, finora costretti alla clandestinità si ricostituirono, mentre la ribellione al potere fascista e alle forze militari tedesche prende la forma dei gap (gruppi armati proletari), che si moltiplicano in tutta la bassa pianura modenese, traducendosi in attentati ed azioni di guerriglia armata nelle retrovie del vicino fronte.
Non mancarono forme di resistenza sociale, sostenute attraverso scioperi e manifestazioni per il miglioramento delle forniture alimentari e la cessazione delle attività delle milizie fasciste in zona.
Per il vasto movimento resistenziale sviluppatosi nella zona, che fu pagato con un alto tributo di vittime, feriti, imprigionati, torturati e deportati, Concordia meritò la medaglia di bronzo al valor civile.
Nel dopoguerra, Concordia attraversò una difficile fase di ristrutturazione economico-sociale. In breve periodo, la numerosa classe bracciantile perse con la crescente meccanizzazione e trasformazione dell'agricoltura il suo profondo radicamento a vantaggio dei nuovi settori industriali ed artigianali.
Sorgono o si affermano complessi cooperativistici di antica o più recente fondazione, come la Batea (edilizia) e la Cpl (reti di gas).
Uno straordinario impulso ricevono altri importanti insediamenti industriali: Martini (sistemi di illuminazione), Ingra Brozzi (lavorazioni grassi), Baroni (abbigliamento), Cucirini Rama (abbigliamento). Inoltre, trovano ampio sviluppo le numerose attività a base artigianale.
Negli ultimi decenni si sono consolidati i tratti di una realtà sociale fondamentalmente stabile (la popolazione si è attestata sugli 8.000 abitanti), un tessuto produttivo incentrato sulle attività industriali ed artigianali, con una buona presenza di servizi e un comparto agricolo ridotto all' essenziale. Il comparto commerciale al dettaglio, invece, ha dovuto sostenere le trasformazioni nei consumi e negli stili di vita affermatisi emblematicamente con l'insediamento di grandi centri commerciali.
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