Politica SAS.Il Campionato Giovani si è trasformato in una tre giorni di discussioni, considerazioni, riflessioni sul futuro della Società Specializzata.Alla fine siamo anche riusciti anche a scherzarci su. Alla vigilia del Campionato Giovani la SAS Carmiano ha ricevuto una diffida, penso su carta intestata SAS e firmata, in veste di Presidente, da Fabrizio De Checchi, in cui si ammonivano gli organizzatori a non considerare il consigliere Ambrogio Verpelli come Presidente Sas e il signor Luigi Bricchi come Direttore, essendo il legittimo presidente il consigliere Fabrizio De Checchi e il facente funzioni di direttore il consigliere Michele Pianelli. Organizzare una manifestazione e trovarsi nel bel mezzo di un intricato tentativo di golpe non è il massimo. Credo che molti dei partecipanti si fossero chiesti, alla vigilia, se si sarebbero presentatati al Campionato Giovani, due Presidenti, entrambi convinti della legittimità del loro ruolo. Ora, senza entrare nel merito della vicenda (ne riparlermo in altra sede), un Presidente indiscusso, a Carmiano, c'era: il Presidente Regionale Oronzo Giangreco che, al di là delle sue personali convinzioni politiche e senza polemizzare sull'assegnazione di una manifestazione così importate ad una sezione invece che alla Regione, ha fatto il Presidente, partecipando, invitando quanti più amici e conoscenti possibili a portare i loro cani, rendendosi utile nelle varie fasi della manifestazione stessa. Il suo discorso alla cena sociale, in cui ha ricordato ai presenti: "non dobbiamo dimenticarci che siamo qui per il cane" (ndr: per Oronzo Giangreco cane=pastore tedesco) è stato oltremodo apprezzato e ripreso poi dal presidente Verpelli nell'unico momento in cui ha preso in mano il microfono, durante la premiazione a fine serata, consegnando un riconoscimento alla Regione Lazio, nella persona del presidente Maurizio Cipriani. Verpelli ad onor del vero ha evitato ogni accenno di polemica politica e di riferimento all'intricata situazione attuale, pur potendo approfittare della mancanza della controparte. Da un punto di vista politico l'assenza dei consiglieri dissidenti è stata una mossa non felice, che ha reso evidente la distanza tra i vertici societari e il tessuto sociale. Nei discorsi sentiti in queste giornate di Campionato ho potuto cogliere un clima generale, da parte dei soci SAS attivi, di scarso interesse per il merito delle recenti vicende societarie, unite ad una sensazione di scollamento tra la politica e la pratica quotidiana della SAS. Qualcuno ha anche detto che ormai si è toccato il fondo e che oggi come non mai ci potrebbero essere i presupposti per una "rinascita". Sinceramente lo trovo difficile, se poi viene detto da soci che sostengono come la politica non possa prescindere da certi nomi della vecchia nomenclatura. Uno degli argomenti più gettonati è stato quello del cambiamento del sistema di voto e della necessità di abolire il sistema delle deleghe e dei grandi elettori-raccoglitori. Oggi la maggioranza dei soci SAS, dovessimo fare un sondaggio, dichiarerebbe iniquo il sistema di votazione e necessario un cambiamento. Da più parti si auspica una consultazione elettorale, senza la possibilità di deleghe, da tenersi nelle singole regioni, con i soci che vanno al seggio ad esprimere il proprio singolo voto. Premesso che tale sistema, se non ben regolamentato, si presterebbe a rischi di strumentalizzazioni, non riesco a capire come possano, oggi, i soci SAS, discorrere di "cambiare il sistema elettorale" dopo non essersi minimamente interrogati sulla portata del cambiamento dello Statuto fortissimamente voluto dalla dirigenza a guida Musolino e appecoronatamente votato dalla stragrande maggioranza di coloro che oggi auspicano un cambiamento. L'attuale sistema di votazione è frutto di quello statuto. E non solo. Frutto di quello statuto è l'attuale difficoltà a cambiare le regole. Oggi, a causa dello statuto approvato dai soci SAS ed imposto, senza nemmeno discutere con l'ENCI che chiedeva l'adeguamento al regolamento di attuazione, da Musolino-Sesto (presidenza Furfaro, ma di lui oggi ci si ricorda come del giudice De Cillis per la classe lavoro maschi), oggi, dicevo, quello statuto impone che ogni cambiamento sia prima preventivamente approvato ed accettato dall'ENCI. In parole povere, la SAS non ha nemmeno diritto di cambiare le proprie regole se l'ENCI non dà il suo consenso. Poi, ammesso e non concesso che tale consenso ci sia, il cambiamento dello statuto deve essere votato dall'assemblea dei soci, che si deve, per statuto, tenere a Roma o provincia, con l'attuale sistema elettorale. Perchè i cambiamenti allo statuto siano approvati occorre che siano votati dalla maggioranza più uno degli aventi diritto al voto. Non dei votanti nella consultazione, si badi bene, ma degli aventi diritto, analogamente a quanto avviene, in politica, per l'istituto del referendum. Daniela Dondero, 26 giugno 2009 |