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Il Capobranco Il P.t. non ha il senso del branco nel senso stretto del termine. Troppa è l'interazione con un mondo antropomorfizzato tanto che lui ha da millenni imparato a coniugare l'istinto atavico della socializzazione in branchi a quello della convivenza quasi simbiotica con gli esseri umani. Quindi è normale che essere capobranco per l'uomo non è solo comportarsi da capobranco con lui, ma fare sì che il suo posto in ambito familiare sia subalterno anche all'omega umano. Faccio un esempio che ho già usato per la dominanza. Nell'antica marineria il capitano era duro e a volte spietato e i marinai gli riconoscevano l'autorità non per bisogno, ma perchè era nella natura delle cose che il più esperto prendesse su di se la responsabilità del gruppo. Non è una posizione di comodo, ma l'accettazione di una realtà. Negli animali selvatici è stato visto che le secrezioni di un beta, cambiano naturalmente quando, per mancanza dell'alfa, debba assumere il ruolo predominante. Quindi non ritengo molto centrati termini quali sopraffazione, simpatia ecc... Gli istinti degli animali sono naturalmente portati alla salvaguardia della specie e negli animali sociali la gerarchia è una "conditio sine qua non" per ottenere la maggiore resa con la minore spesa. Quindi ritengo che l'amore, la simpatia, l'essere affezionati sono modi umani in cui noi decifriamo quelli che per lui sono atteggiamenti naturali e senza secondi fini. Per questo che la maggiore dote di un dominante e capobranco resta la coerenza, unico punto reale di riferimento che un cane può recepire. Le regole che il capobranco impone sono sempre un aumento di sicurezza nel branco tanto più sono fatte rispettare. Non riesco a trovare un "interesse" nell'"amicizia" che ci dona il nostro amico. Vedo solo un comportamento "naturalmente" conseguente al mio modo di pormi
Leandro Falaschetti
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