La lettera di Cary (in risposta a Rex)


Caro Rex

chi ti scrive è un cane da pastore tedesco di 10 anni e mezzo e lo fa senza arrogarsi alcun ruolo. Non so chi ti abbia nominato Referente del comitato del benessere del cane da pastore tedesco e poco mi importa. Io parlo a titolo personale, commentando la tua lettera.

Ho chiesto anch'io aiuto ad un'amica per scrivere la lettera, un'amica vera e per nulla compiacente.

Siamo diventati amici quando sono arrivato a casa sua dalla Germania. Allora avevo quasi due anni, avevo fatto gare e il campionato tedesco, superato prove di lavoro e la selezione. Sinceramente quella vita non mi aveva pesato molto, sin tanto che ero con il mio primo proprietario tedesco, perchè con lui le gare e le prove erano un bel gioco. Poi, non ho capito perchè (forse perchè invece che nei primi venti come previsto avevo fatto solo 39esimo?...oppure perchè non avrei potuto ambire al titolo di Auslese?) mi hanno venduto. Con i nuovi proprietari tedeschi non avevo molto feeling. Io ho la testa dura e un bel caratterino e non mi piace che mi si vogliano imporre le cose. Così, più loro cercavano di forzare l'addestramento, più io mi incattivivo.

Quando sono arrivato in Italia non avevo più alcuna fiducia negli umani e, quando mi è apparsa davanti al box questa puffetta con i capelli rossi, le ho fatto sentire un bel ringhio profondo, tanto per farle capire che aria tirava con il sottoscritto. Lei per tutta risposta si è allontanata ed è tornata con una manciata di crocchette. Non mi fidavo comunque, ma le crocchette erano buone e lei non pareva avesse cattive intenzioni. In breve tempo siamo diventati amici. Lei sembrava come il mio primo amico tedesco. Gli allenamenti erano fatti per gioco, andavamo a spasso nel bosco, giravamo in ring e lei correva e sudava più di quanto facessi io. Non mi ha nemmeno stressato con la storia degli attacchi. Intendiamoci. A me mordere piace proprio tanto. Mi diverto e, contrariamente a quanto dicevi tu, caro Rex, più è difficile, più c'è soddisfazione. L'unico mio problema può essere che una volta acchiappato il figurante mi dispiace proprio lasciarlo, ma con la piccola puffa rossa era più facile. Lei me lo chiedeva, senza cercare di costringermi, e io, per lei, lasciavo. Al primo comando e senza tante storie, tanto poi la manica me la ridava sempre. E poi lei non era come certi che, quando un cane morde, lo portano dappertutto per farlo vedere, facendogli fare mille attacchi, come se le nostre doti naturali fossero un prolungamento del loro ego (per non dire altro). A mordere si andava pochissimo, quasi nulla e, quando accadeva, per me era una festa.

Abbiamo fatto pochissime gare però, perchè in quell'epoca tra i difetti da condannare nell'allevamento italiano venivano indicati la mancanza di nero sulla maschera e il posteriore troppo angolato. E io ho poca maschera e il posteriore un po' eccessivo. Così niente campionato, ma solo qualche gara (eheheheh...con ottimi risultati...ma non mi è mai sembrato che l'affetto dipendesse da quelli). A quell'epoca scoprii la differenza che esiste tra un affidatario (quello che i tedeschi chiamano Halter) e il proprietario. Scoprii che non sempre quello che per noi cani è il nostro compagno e punto di riferimento è poi la persona che può decidere la nostra sorte. Così capii perchè a volte veniamo trattati in modi che non comprendiamo.

Io però sono stato fortunato. La piccola con i capelli rossi, che non era la mia proprietaria ma, per fortuna, era abbastanza testarda e in grado di rompere le scatole al mio proprietario tanto da ottenere ciò che voleva, chiese che io non venissi allontanato da casa sua. Provarono a dirle che io non avrei più potuto partecipare alle esposizioni. E lei non battè ciglio. Così rimasi a casa. E ci sono ancora oggi, con lei e con il “nonno” che mi accudisce quando lei va in giro (anche troppo spesso per i miei gusti). Sono ormai 7 anni che faccio il pensionato di lusso e conduco quella vita che tu, caro Rex, dici dovrebbero fare tutti i pastori tedeschi.

Però io mi sono sempre divertito a fare le gare. Forse, tranne per un piccolo periodo della mia vita, sono stato molto fortunato ad incontrare uomini che non mi hanno mai giudicato per i miei risultati. E nessuno mi ha mai tenuto per ore ed ore in un trasportino, tirandomi fuori solo per andare a correre in ring. Vedi, caro Rex, gli umani spesso non brillano per acume ed intelligenza, ma la validità di una prova, sia essa un'esposizione di allevamento o una gara di lavoro, non viene meno solo perchè gli umani che vi partecipano lo fanno in modo scorretto e con motivazioni ben diverse da quelle originarie. Il problema non è la prova, sono gli umani.

Io, ti ripeto, mi sono sempre divertito molto. Le prove di lavoro, poi, mi piacevano proprio. Ancora oggi, quando gioco, mi diverte se mi danno dei comandi per poi premiarmi con la pallina o un bastone. Certo, non sono mai stato così preciso e qualche volta disobbedivo (e disobbedisco ancora), ma fa parte del gioco.

Sai Rex, ancora oggi, guardandomi mentre correvo per prendere il bastone, la mia piccola amica dai capelli rossi scuoteva la testa dicendo :”...'sto posteriore di m....a” . Ho imparato con lei che una cosa sono i difetti che può vedere un giudice, una cosa l'affetto. Lei mi prende sempre in giro per le mie orecchie grandi, per il posteriore (ma...dico io: ho anche vinto un sacco di gare...mica sarò così brutto!!!) però so che mi considera bellissimo ed ha per me un affetto incondizionato.

Caro Rex, è bello vivere con degli umani che ti amano, ma è ancora più bello se questi umani amano e capiscono la nostra razza.

Io credo che essere un pastore tedesco voglia anche dire poter fare chilometri senza stancarsi, accogliere gli amici in giardino e distinguerli dai malintenzionati, fare la guardia quando serve, saper obbedire se si sta inseguendo una lepre selvatica e si rischia di attraversare la strada.

Sai caro Rex, un signore italiano che io non ho conosciuto, di nome Walter Gorrieri, diceva che noi pastori tedeschi siamo “il Leonardo Da Vinci” dei cani. A me piace tanto questa definizione e ne sono orgoglioso. Certo, potendo scegliere la mia vita ideale è quella che faccio oggi, senza alcuno stress, ma se il pastore tedesco vuole continuare ad essere il “Leonardo da Vinci” dei cani, non penso possiamo esimerci da quella cosa che gli umani chiamano selezione.

Sai, a me ad esempio piacerebbe accoppiarmi con la collie del vicino (accidenti...il padrone ha anche fermato il nonno per chiederglielo e lui ha risposto di NO!!!!!!!!!!), però credo che abbia ragione quella rompi della mia amica con i capelli rossi e quella sua storia della Selezione.

Potrà sembrare tanto razzista (lo è) ma, non lo dimentichiamo, è grazie alla selezione che tu ed io esistiamo e che esistono i tanti pastori tedeschi (anche quelli che ogni giorno collaborano con le forze dell'ordine, con la protezione civile o quelli che fanno i cani guida)

Io sono orgoglioso di essere un pastore tedesco selezionato. Sono orgoglioso di aver fatto i miei 20 km seguendo la bicicletta, per dimostrare la mia resistenza, le prove di lavoro per dimostrare di saper seguire una pista, essere addestrabile, reagire di fronte alla minaccia ma saper essere sotto controllo. Sono orgoglioso di quel pezzo di carta che gli umani chiamano Selezione che mi dice che, sia come aspetto che come carattere, sono un pastore tedesco.

Certo ormai i pastori tedeschi che si vedono in giro sono sempre meno i pastori tedeschi che aveva in mente il creatore della razza, ma la colpa è degli umani che, pur sapendo quale fosse la strada giusta, ne hanno preso altre, più facili e, soprattutto, più redditizie.

Caro Rex, anch'io come te credo che sia necessario che gli umani smettano di trattarci come una merce e credo che quegli umani che non la pensano in quel modo debbano smettere di far finta di non vedere e denunciare con forza le cose che non vanno, soprattutto quei signori che stanno in ring con il nome di Giudici e che hanno il potere.

Però credo anche che siamo una razza magnifica e non dobbiamo perdere le nostre caratteristiche. Tu dicevi della tua amica campionessa sconsolata per il destino dei suoi cuccioli. E' vero, ma io mi sentirei altrettanto sconsolato a sapere che i miei cuccioli finissero a fare i cani da divano, specie se, per fare i cani da divano, dovessero snaturare la loro natura e il loro carattere originario.

Io sono un ottimo baby sitter; mi piacciono i cuccioli, sia a quattro che a due zampe. Ai cuccioli però voglio insegnare le regole del vivere e non permettere loro di trattarmi come un giocattolo di peluche. Sogno per i miei nipoti (ormai ho un'età da bisnonno) che possano avere proprietari consapevoli di cosa sia realmente un cane e di quale sia la sua natura. Per i miei nipoti sogno allevatori e giudici che tutelino la nostra razza. Se, sino ad oggi, i giudici e gli allevatori hanno abbandonato la retta via la soluzione, caro Rex, non è quella di eliminare la strada, ma solo fare in modo che tutti siano obbligati a riprenderla.


Con affetto

Cary von der Burg Reichenstein (detto Pippo)...un pastore tedesco.

24 agosto 2009



 

 

 

 

 

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