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Editoriale.

 

Oppa, China Style
Gangnam Style

Non aggiorno il sito da 25 giorni. Ho in cantiere, in ordine sparso, l'articolo sui riproduttori, gli articoli sui sezionali della SAS Bergamo e della SAS Longobarda, quello sulla Siegerschau austriaca (ho scattato più di 1000 immagini), qualche commento sulla Siegerschau tedesca, l'articolo sul recente sezionale SAS Terra degli Ulivi. Poi un editoriale scritto dopo aver visto le immagini della Siegerschau Cinese, un articolo sulle nuove denunce di Demeyer sul suo blog e le considerazioni su "l'effetto Demeyer" tra la base dei soci SV, con annessa creazione di gruppi (a cui aderiscono anche presidenti di sezione e giudici) che chiedono pulizia e trasparenza. Poi ancora un articolo sulle “follie” contenute nel verbale del Comitato Esecutivo SAS pubblicato sul sito a fine ottobre, le news sulla Sezione Walter Gorrieri, ecc ecc ecc...
Pur trattandosi di materiale contenuto nel computer la mia sensazione attuale è quella di avere una scrivania con una montagna di carte (immagine che, a dire il vero, essendo comunque io donna dell'altro secolo, risponde alla reale situazione della mia scrivania) di fronte alle quali il mio “Rossella O'Hara-Style” prende sempre più il sopravvento.
In realtà, oltre alla mia proverbiale pigrizia, a non farmi trovare giusti stimoli per scrivere c'è sicuramente una disaffezione per il mondo SAS (e SV). Non solo per il fatto di essere un po' stanca di ripetere sempre, ormai da 8 anni, le stesse identiche cose. Sono stanca di “cassandrate” e di “io lo avevo detto (scritto) tot anni fa” perchè non provo nessuna soddisfazione personale nel dire “io lo avevo detto”, anche perchè, nella maggior parte dei casi, francamente, avrei preferito sbagliarmi, vista la mia passione per il mondo del pastore tedesco.
L' editoriale sul “China Style” avrebbe dovuto essere un considerazione sulle derive morfologiche e caratteriali determinate dalle influenze di mercato. L'articolo avrebbe contenuto anche le considerazioni sul falso alibi del “ormai non si può più tornare indietro”. Falsissima tesi, specie se riferita al cane di razza che, per sua stessa natura, esiste solo ed esclusivamente per le scelte umane operate attraverso la selezione. E, se siamo stati capaci di creare, dall'antenato del lupo, razze che vanno dai carlini agli alani, la teoria della strada del non ritorno ("non ci sono più cani che diano garanzie di sanità articolare, non ci sono più cani che diano garanzie caratteriali") per il pastore tedesco “moderno” è davvero risibile e segnale dell'ottusità di chi si occupa, attualmente, della selezione e della tutela della razza.
L'alibi del non ritorno è solo una scusa di comodo che, da un lato, serve a mascherare le oggettive difficoltà che vi sarebbero, oggi, nel tentare una strada che riporti il pastore tedesco al rispetto dello standard di razza, dall'altro consente agli allevatori di continuare a piegare la selezione alle leggi di mercato e dell'agonismo spinto.
L'ultimo CDN SAS ha introdotto (a meno di ripensamenti) la regola per la quale saranno obbligatori gli attacchi per la partecipazione alla classe lavoro dei raduni SAS. Ottima delibera, che auspicavamo da tempo (ne abbiamo scritto nel nostro “programma per il CDN” datato anno 2007). E' un piccolo passo ma, senza prove di BH e IPO autentiche e con figuranti che si limitino a “raccogliere” il cane senza operare una vera minaccia, servirà soltanto a selezionare i cani dotati di predatorio, non necessariamente con un carattere corrispondente allo standard di razza. Meglio di nulla, sicuramente, anche perchè abituerà i proprietari a portare i propri cani a mordere, ma temo che significherà che i preparatori famosi (in particolare proprio i figuranti ufficiali) vedranno aumentati i loro clienti, ma non corrisponderà ad una reale crescita dei proprietari. Insomma, il rischio sarà quello di vedere ancora cani da esposizione perfettamente in grado di affrontare un balletto con il figurante, ma incapaci di eseguire quello che un normale cane di casa (pastore tedesco o meticcio) riesce a fare dopo un banalissimo corso cane-padrone.
Il problema è, passatemi il termine, culturale. Nel senso di mancanza di cultura. Per questo abbiamo sempre più appassionati privi di nozioni su standard, impulsi caratteriali, basi dell'addestramento ma altamente ferrati sui “gusti” dei giudici, sugli stalloni da utilizzare per le monte, sui risultati ottenuti da questo o quel cane. Non mi pare di vedere alcuna inversione di tendenza.
Per non parlare poi di etica o di amore per il cane. Che, in una associazione ufficialmente non a scopo di lucro e dove non vi sono le necessità della vita reale che spesso costringono ad accettare compromessi, dovrebbero essere al primo posto. Prima ancora della cultura. Ma, in SAS come in SV, l'etica passa in secondo piano e il “valore” delle persone si misura sulla base dei risultati ottenuti e sul loro far parte del sistema in posizione di potere. E quelli che nella loro vita reale operano millemila (correttissimi) distinguo etici, preferiscono, in SAS, non porsi troppe domande. La farsa è tale che talvolta un aspirante allievo giudice che, nel rispetto del regolamento, provi a sostenere un esame senza guardare i nomi dei cani, rischia la canzonatura. La farsa è tale che anche persone che comprendono l'importanza fondamentale del rispetto delle regole non esitano a metterle in secondo piano per gli “amici”. La farsa è tale che i truffatori godono di grande stima e considerazione perchè vincenti, nonostante tutti siano al corrente delle loro truffe. La farsa è tale che i giudici, che avrebbero un enorme potere per modificare le cose e che, in molti casi, sono dei veri innamorati della razza, considerano una classe di campionato alla stregua della giovinezza per Dorian Gray e, pur di giudicare, sono disposti a piccoli o grandi compromessi.
La versione del “ormai non si può più tornare indietro” per quanto riguarda l'aspetto etico è il “non si possono cambiare le cose” , con la varianti-scusa: “anche quelli che si lamentano lo fanno solo per ottenere vantaggi personali”, “tutti quelli che protestano sono invidiosi e rancorosi nei confronti dei vincenti” e la variante-tre scimmiette: “a me interessa solo presentare i miei cani”.
Insomma, tutti a fare dei bellissimi, coreografici e inutili flash mob, tutti uguali e allineati, sentendosi parte di un tutto, senza pensieri.
Oppa, China Style.

Daniela Dondero, 28 novembre 2012.

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