Cominciamo col fare i complimenti a Roberto e Vittoria Biagini per essersi gettati in questa avventura, creando la “Edizioni Cinotecniche”, una nuova casa editrice che si pone come obiettivo quello di far conoscere testi fondamentali della cinofilia di “alto contenuto tecnico”.
Il primo testo pubblicato è proprio “L'addestramento del cane, con particolare considerazione del cane poliziotto e da difesa, individualmente e senza punizioni” scritto nel 1910 dal colonnello della Reale Polizia Prussiana di Saarbrucken, Konrad Most, tradotto in inglese nel 1954 e pubblicato in Italia la prima volta nel 1957.
Diciamo, per non creare fraintendimenti in chi volesse acquistare il libro, che il MOST, NON E' UN MANUALE DI ADDESTRAMENTO. Nessuno può pensare di trarre, da questo testo estremamente esplicativo, degli insegnamenti pratici su come realizzare i vari esercizi. Le tecniche utilizzate da Most (ahi noi, talvolta visibili ancora su qualche campo di addestramento) sono ormai ampiamente superate, sia dai gentilisti che dai tradizionalisti. Ciò non toglie che si tratti di un testo storico, fondamentale, di quelli che DEVONO essere presenti nella biblioteca di un appassionato del pastore tedesco e del cane da utilità e difesa.
E' il caso, dopo aver letto questo libro, di citare il titolo dell'articolo scritto da Mary R. Burch (comportamentista) e da Duane Pickel (dipartimento di polizia unità cinofile K9), articolo da cui l'avvocato Zunarelli ha attinto a piene mani nella sua prefazione.
“A toast to Most” , questo il titolo, intraducibile nell'assonanza ma che significa, letteralmente: “un brindisi per Most”. Most è definito da Burch e Pickel un pioniere dell'addestramento e un precursore delle teorie di Skinner sul condizionamento operante, ampiamente anticipate, se pur utilizzando termini diversi. In altri testi questo libro di Most viene indicato come l'inizio di una lunga storia dell'addestramento basato sul condizionamento operante, legandolo quindi, pur prendendo le distanze dalle “tecniche”, al clicker training (“ sebbene le sue tecniche, basate su correzioni con il collare e punizioni siano considerate troppo dure da un punto di vista attuale, i metodi di Most sono basati sui principi del condizionamento operante che costituisce le basi del clicker training”).
Sempre in testi anglofoni, invece, Most, esperto di addestramento e pioniere nello studio della psicologia canina, è visto come il capostipite del “metodo tradizionale”, basato su premio e punizione, “bastone e carota” e si tende a sottolineare quelle parti dei suoi scritti dove si pone in risalto la necessità della costrizione, opponendo a questo sistema, utilizzato in modo massiccio sino a poco tempo fa, quello dell'addestramento moderno basato sul concetto di “carota sì, carota no”. Analoghe considerazioni scrive Guido Cecchinato, rimarcando il passaggio del moderno addestramento attuale dal “rinforzo negativo” di Most al “rinforzo positivo”, Cecchinato però appare meno critico nei confronti del libro di Most a cui riconosce di essere stato un testo “che ha colmato le lacune di un vecchio addestramento basato sul “passaparola” a scapito di un addestramento più scientifico basato su regole di psicologia applicate alla sperimentazione di gruppo”. Abbastanza significativo il fatto che Cecchinato si riferisca alla situazione italiana dell'addestramento nei primi anni settanta.
A noi pare che il Most si collochi, in tutto e per tutto, come precursore tout court del moderno addestramento (assai più di quello “tradizionale” che non di quello “gentilista”, considerando le ripetute considerazioni sull'ineluttabilità della costrizione) con alcune intuizioni davvero “rivoluzionarie” per l'epoca e innovative. Most vuole costruire un metodo che, in primo luogo, tenga conto della psicologia canina e dei meccanismi di apprendimento del cane. In questo sbaglia chi attribuisca al Most la concezione di un addestramento “Me Boss, You Slave”categorie, quelle del comandante e dello schiavo che ne esegue gli ordini, che Most combatte in modo molto chiaro, tanto da scrivere di provare “profondo disgusto” per l'addestramento che esige obbedienza applicando esagerate misure coercitive. Most ammonisce costantemente, non solo nell'introduzione ma anche nelle spiegazioni pratiche, a non cadere nell'antropomorfismo, un errore che ha sempre, in addestramento, conseguenze deleterie Per Most non ha senso parlare di lode e premio, biasimo e punizione, ma solo di piacere e dispiacere. Il cane ha la capacità di intendere del bambino che non sa ancora parlare, non comprende gli scopi di quanto gli viene chiesto in addestramento e non si comporta secondo concetti etici, come l'onore o altri, non disubbidisce.
Più ancora della distinzione tra stimoli primari e secondari e delle anticipazioni dei metodi moderni quello che ha affascinato noi in questo testo è il fatto che sia scritto con grande passione, da chi voglia veramente “istruire”. Non ci sono paroloni ad effetto, i concetti fondamentali sono ripetuti più volte, la formazione culturale dell'autore non prende il sopravvento e ci sono moltissimi esempi volti a far comprendere il lettore anche nelle parti teoriche e non solo in quelle pratiche. Anzi, il linguaggio si fa discorsivo e didascalico proprio dove l'autore insiste sui concetti più ostici. Una lezione di umiltà e buonsenso pratico che, oggi, sarebbero di grande utilità per la cinofilia moderna.
Invece alcuni autori anglofili riescono ad essere sovrastrutturali e partigiani anche recensendo questo libro e cercando di piegare il pensiero dell'autore alle loro idee sull'addestramento.
Meglio quindi leggere questo testo con attenzione, lasciando la parola all'autore.
Perchè, se è vero che Most afferma che “non esiste educazione umana o addestramento di cani senza costrizione”, specifica anche che per alcuni cani la costrizione è data semplicemente da un tono di voce minaccioso, che per l'impiego della coercizione è decisivo lo stato psichico dell'addestratore e che l'errato impiego della costrizione è il danno peggiore per l'addestramento, reso addirittura disastroso dall'antropomorfismo.
Most, proprio nel capitolo sul riporto non esita a dare del ciarlatano a quell'addestratore che applichi le misure coercitive sin dal principio, trascurando il riporto per gioco e la valutazione delle doti naturali del cane per quell'esercizio.
Certo, quando cita la catenella o la fionda e sottolinea come sia sempre un vantaggio, se l'addestratore riesce a dare al cane l'impressione che certe misure coercitive inevitabili non provengano da lui, viene da pensare che avrebbe probabilmente approvato (se non addirittura plaudito) un certo utilizzo del collare elettrico.
Di sicuro in molte parti del testo ci sono chiari riferimenti a misure che provocano dolore al cane. Però Most scrive anche che cani caparbi al punto da non sottomettersi ad onta delle più energiche misure e nonostante le relative sensazioni dolorose, non sono idonei ad un impiego utile e bisogna rinunciare al loro addestramento.
Probabilmente la forza e l'attualità di questo testo sono racchiuse nel fatto che Most scriva per uno scopo pratico e con la convinzione che scopo finale dell'addestramento sia quello di avvicinare ogni esercizio il più possibile alla realtà.
C'è un passaggio nel testo dove Most, parlando degli esercizi di difesa, distingue quel largamente diffuso addestramento da circo, che include soltanto pochi e sempre uguali disturbi negli esercizi e l'addestramento serio per l'uso pratico, che tiene conto il più possibile dei vari e gravi disturbi della realtà. Ci sono, in tutto il testo, ampi spunti di riflessione per quello che oggi è l'allontamento delle attuali prove agonistiche dal reale. Basterebbe un confronto tra i moderni regolamenti IPO e quelli, riportati in appendice al testo, in vigore in ENCI negli anni cinquanta. Davvero la modernità è sempre progresso? E il discorso si allargherebbe anche alla selezione del cane da lavoro operata a partire dalla seconda metà degli anni ottanta.
Ma, per tornare al Most, vi invitiamo a leggerlo e a scoprire tutto quanto di ancora attuale ci sia:
la descrizione degli esercizi di difesa come “antistress” (“l'attacco all'uomo è il miglior antidoto contro le depressioni”, anche quelle causate dallo stesso addestramento) , come rafforzativi del rapporto con il conduttore (quello che Most chiama “istinto di muta”) e utilissimi per perfezionare il controllo (“proprio durante l'attacco all'uomo il cane impara una parte essenziale della subordinazione”) o la parte molto bella relativa al lavoro in pista, con uno studio approfondito (e basato su accurate osservazioni pratiche) sulla capacità del cane di seguire piste invecchiate e la convinzione corretta e ricavata dall'esperienza che il cane non discrimi l'odore umano individuale ma segua l'emanazione prodotta dalla rottura del terreno (leggendo la parte delle piste scoprirete anche chi è quel Böttger inventore di quel finimento ancora ammesso a tutt'oggi nelle prove IPO).
Pensando che chi scrive è un colonnello prussiano dei primi anni del novecento, è davvero sconvolgente leggere che l'addestratore deve mostrare “tenerezza” e giocare con il cane, quel gioco di cui persone non iniziate e internamente fredde potrebbero ridere ma l'unica cosa che importa è la comprensione tra uomo e cane e perciò l'effetto del nostro comportamento su di esso; bisognerà quindi abbassarsi qualche volta sino al cane” perchè nel gioco “l'uomo non deve assumere nei confronti del cane il ruolo del capo muta e nemmeno quello dell'insegnante, ma piuttosto di chi impara”. Viene da pensare a quanto machismo stupido e atteggiamenti militareschi si vedano ancora troppo spesso nei campi UD...
Ripetiamo ancora che il MOST, NON E' UN MANUALE DI ADDESTRAMENTO.
Indipendentemente dal fatto che si tratti di metodiche obsolete, citiamo lo stesso autore:
“a chi verrebbe mai in mente di leggere un libro sull'equitazione per montare poi su un cavallo selvatico e cavalcarlo?”
Quindi, leggete questo libro non per imparare ad addestrare il vostro cane, ma per imparare che in addestramento:
“Condizio sine qua non e suprema legge è l' affetto costante, che sorgerà tanto più facilmente quanto più si comprenderà l'intimo essere del cane. ”
A toast to Most.
Ripetiamo che si tratta comunque di un testo che non deve mancare nelle biblioteche cinofile degli appassionati e ringraziamo le Edizioni Cinotecniche di Bologna che si appresta a pubblicare altri testi molto interessanti.
Se volete acquistare questo libro potete farlo online sul sito internet: www.edizionicinotecniche.com/ o contattare Edizioni Cinotecniche via mail (vittoria.biagini88@gmail.com) oppure telefonicamente al numero 3939710050.
Daniela Dondero e Leandro Falaschetti, 30 luglio 2012
Bibliografia:
A Brief History of Dog Training - 70 years of Clicker Training di Gail Fisher
A toast to Most: Konrad Most, a 1910 pioneer in animal training di Mary R Burch e Duane Pickel JABA (Journal of Applied Behaviour Analysis)
Teaching with C.O.N.C.E.R.N di Sheila Bailey "Your Dog" magazine October 2003.
A proposito di Most di Guido Cecchinato www.giubberosse.org