Mi corre l’obbligo, nei confronti dello “sparuto” gruppo di persone che mi hanno votato, di motivare il perche’ di queste (in)aspettate dimissioni.
Ho atteso un bel po’ per farlo, nella speranza che il tempo macerasse i sentimenti e che le parole potessero realmente rendere l’idea dei motivi che mi hanno spinto a farlo, perché la rabbia non solo è cattiva consigliera ma, soprattutto, obnubila la mente. Ora invece “la strada m’è chiara e chiaro è il suo significato”.
Mi ci sono voluti venticinque lunghi anni, per capire il motivo per cui questa societa’ DECLINA, vaga disperata per mari e procelle alla vana ricerca di un timoniere, è preda “stuprata” di singoli appetiti, di figl’e bucchine che da anni si combattono, si alleano, si scazzottano e si coalizzano, diventando per i soci ora il cancro, ora la chemio, ora il tiranno, ora il salvatore. Sempre così, via via per anni, con cordate diverse per assortimento, con variopinti colori, con malcelate alleanze ma in definitiva con in testa sempre le stesse identiche persone.
Tutto cambia, affinché nulla cambi … !
Ora ho capito che questa società ha bisogno di operazioni chirurgiche, perché il male va estirpato e non proposto come cura.
Così ci ritroviamo censori i vecchi taroccatori e, nel corso della storia, a pensarci bene, molti amministratori pescati fra soggetti sottoposti a procedure fallimentari (della serie :“non so gestire i soldi miei, perciò gestisco quelli dei soci”)
Avevamo cominciato il nuovo corso, mi riferisco al secondo mandato, con il direttore che annunciava mestamente il suo abbandono. “La famiglia mi reclama, son sempre via, non ho più l'età.” Avevo ascoltato quasi commosso lo “SFOGO” rammentando così l’accorato appello del mio illustre professore il quale scongiurava: “mai negare la possibilità di redenzione dell’uomo”.
Sì, ha proprio ragione il professore: col tempo, pianino pianino, un passo dopo l’altro, l’uomo può redimersi...e tornare a casa.
Invece è bastato che il presidente stabilisse un assegno mensile di presenza perché la famiglia non reclamasse più, perché bastasse magari una fuga infrasettimanale verso casa, perché l'età non fosse un impedimento così grave. Al diavolo, a 80 anni si ha tutta una vita davanti.
Così ci siamo tenuti il direttore, inquadrato non sappiamo come, A PRESIDIARE IL FORTINO, “TEMPORIZZANDO” in compenso le ragazze e facendo così largo ai giovani.
E dire che quella delle dimissioni era apparsa una nuova moda consiliare, dal momento che anche il nostro Segretario, commosso, aveva addotto motivi familiari tali da indurlo a declinare gli incarichi societari e lasciare suo malgrado il posto. Anche in questo caso, a dimissioni avvenute, un provvidenziale ma personale intervento del presidente ha fatto sì che “il figliol prodigo” tornasse, ANCHE LUI A PRESIDIARE.
Mi sorge il dubbio: “ma non è che le famiglie hanno pagato?” Boh.
E in tutto questo il consiglio………..minus quam merdam.
Tutti possono uscire dalla società quando e come vogliono, ma per rientrare occorre il placet del Consiglio e non il benestare del presidente che li fa trovare già presenti in riunione come se accettare o rifiutare le dimissioni fosse una sua prerogativa. E’ una questione di stile.
Ho partecipato attivamente a tutte le riunioni societarie, di pasqua e di natale, carico dell’entusiasmo di chi ha idee da mettere sul campo e forte dell’esperienza maturata con gli anni e nella vita.
Sognavo una società nuova , al passo coi tempi, con struttura economica solida e trasparente, con poteri di spesa ben definiti e affidati a funzionari interni ai quali chiedere conto e responsabilità, evitando così che chiunque governi possa spendere o “impossessarsi” a piacimento, senza averne alcun titolo.
Non parliamo poi di capacità e di oculatezza di spesa, doti di cui tutti, nella storia della nostra società, hanno dimostrato di essere sprovvisti. Ma abbiamo già precisato che, in questi cinquant’anni , si sono avvicendati al governo“fior di falliti e bidonisti”.
La gestione economica è da sempre stata prerogativa unica di poche persone (una, forse due) le quali stabiliscono se e quando spendere, se e come rimborsare, da chi, come e quando farsi sponsorizzare... alla faccia dei consiglieri comunque “responsabili patrimonialmente in solido”. Se poi qualcuno, come il sottoscritto, chiede un estratto conto, seppure informalmente…….minus quam merdam.
Una società con propria capacità editoriale, con una rivista moderna, con rubriche periodiche e informazioni zootecniche, con i giudici “obbligati” a pubblicazioni su temi e argomenti di comune interesse.
Cosa sarebbe oggi la rivista senza l’immane lavoro di Piero, impavido soldatino del deserto dei tartari, che si ostina ancora a voler salvare questa società, usato come gli altri alla bisogna ma sempre secondo ad argentini, spagnoli, pakistani, ecuadoregni e resto del mondo. Piero, te stanno a piglia' per 'l culo.
L’unico interesse è che la rivista rispetti puntualmente la data d’uscita, che poi si parli di cani o di malattie veneree, di strategie zootecniche o dell’importanza della “figa” nel mondo moderno, poco importa.
Ho tentato di scriverci su questa rivista, ma sono stato prontamente “cassato”. Non mi era mai successo, pur avendo dato del “buona donna” a mamme di amministratori delegati, direttori e consiglieri d’amministrazione, senza tra l’altro tralasciare apprezzamenti poco lusinghieri sulle rispettive consorti.
Di mettere mani sull’impostazione generale della rivista, di concerto con il direttore ……neanche a parlarne.
Puncutm dolens: la classe giudicante. Ottimi solisti, sicuramente preparati, assolutamente sprovvisti di spirito corporativo e propensi più ai colpi di teatro che alla ricerca di un comune metro di giudizio.
Nessuna scuola, nessun aggiornamento che non fosse lasciato alla buona volontà del singolo, solo indirizzi volti alla protezione degli interessi personali di coloro i quali, a vario titolo, hanno governato la società.
Un giudizio comune nasce solo da una comune preparazione, il buon occhio e la buona fede fanno il resto. Non ci meravigliamo se poi siamo passati, nell’arco di un ventennio, da un giudizio che era “sentenza e cassazione” a gente che piazza soggetti al contrario quasi a voler dire al pubblico: “giudicatelo voi, che questo non capisce un cazzo” (giuro che l’ho sentito dire).
Abbiamo una classe giudicante sicuramente capace, ma assolutamente delegittimata, disorientata da indirizzi volti a tutelare non il bene della razza ma l’interesse di chi governa.
Non aver preso alcuna posizione quando il consiglio ( e……. diciamo il consiglio) ha preferito l’ultimo degli
“extracomunitari” (e non me ne vogliano né i giudici prescelti né tanto meno gli extracomunitari) al giudice nostrano per il recente campionato è fatto gravissimo, che lede la dignità del singolo giudice italiano, declassandolo agli occhi dei soci e del mondo.
E se qualcuno vi dice che e’ necessario acquisire piu’ potere nella WUSV………mandatelo a cagare, oppure chiedete a lui per primo…di farsi da parte.
Ai signori esperti giudici, molti dei quali miei amici, alcuni dei quali miei maestri, chiedo di riflettere seriamente sulla gravità del momento e prendere decisioni collegiali a tutela della razza e della classe giudicante italiana.
E poi…..l’incetta di potere. Il presidente che è anche responsabile dell’allevamento. Un membro del collegio dei sindaci che è responsabile dei rapporti con la stampa, presidente regionale e, per un breve periodo, anche segretario.
Tutte le cariche societarie nelle mani di pochi fedelissimi al “rais” con un comitato esecutivo composto dagli stessi fedelissimi, lasciando a me…. “coglione” la responsabilita’ di una rivisitazione degli organismi periferici.
Per non parlare poi dei conflitti di interesse in seno al consiglio.
MI chiedo e VI CHIEDO: “Può chi a vario titolo detiene stalloni, residenti su territorio nazionale, sia di proprietà che ….nella ……. disponibilità, occupare cariche che in qualche modo possono orientare gli allevatori e le scelte zootecniche????????
Un giorno, al giungere della mia ora, faticherò non poco dinanzi all’eterno, chiedendogli di lasciarmi passare. Gli chiederò di barattare i miei peccati, che vi assicuro essere tanti, con il rigido valore morale applicato nell’espletamento delle mie funzioni in seno agli organismi per i quali ho lavorato…….e poi speriamo che me la ….cavi.
Chiudo con le parole del grande Albert Einstein:"Il mondo è il disastro che noi conosciamo non tanto per colpa dei malfattori, quanto per l’inerzia dei giusti."
Ps: pur potendo in futuro cenare con questi amici e indugiare con loro parlando di cani, NON sarà possibile condividere con loro alcun tipo di progetto politico.
Che la vita ci sorrida e che almeno lei ne sia capace.
Oronzo Giangreco, 22 agosto 2011
Nota della Redazione. A questo articolo, meno scanzonato degli altri scritti di Giangreco su queste pagine, seguirà un'analisi dello stesso autore che, nonostante l'esperienza, resta assai meno disincantato dei redattori di questa rivista, su "la SAS che vorrei". A la prochaine. Che la vita ci sorrida.