Riunione tecnica in occasione del Raduno Nazionale SAS Lamezia Terme.
Platania, sabato 15 maggio 2010.
In occasione del Raduno Nazionale SAS organizzato dalla SAS Lamezia Terme, si è tenuta, nella serata di sabato, una interessante riunione tecnica, relatori il Responsabile Allevamento SAS Luigi Noto e il Responsabile Allevamento SV, Reinhardt Meyer. Una di quelle riunioni senza audiovisi e grandi mezzi tecnici, ma con tanta voglia di parlare di pastore tedesco e dei problemi attuali, Presieduta dal Presidente Regionale SAS Calabria, Enzo Piro, che, dopo i saluti di rito, ha dato prontamente la parola ai due relatori, avvalendosi, nella veste di moderatore, di Giuseppe Colelli.
Apre la riunione Luigi Noto con una serie di considerazioni riguardanti anche un percorso da fare per ripartire su basi più solide a costruire il futuro del cane da pastore tedesco.
Il discorso di Noto prende l'avvio dall'importanza di valutare seriamente non solo il fenotipo, come fatto sino ad oggi, ma anche la base genetica. Pur con la consapevolezza che l'allevamento del cane da pastore tedesco ha problematiche ben più ampie di quelle che sono alla base dei progeny test e degli studi zootecnici di scienze della produzione, occorrerà dare una maggiore importanza ed un maggior sviluppo ad una indagine genetica seria, sia per quanto concerne la salute (in particolar modo la displasia), sia per quanto riguarda l'aspetto caratteriale.
Alcune delle cose dette da Noto non mi hanno del tutto convinto. Altre le ho trovate invece positive e condivisibili. Tra i discorsi a mio avviso rischiosi, anche se ancora in fieri, quello dell'introduzione di test caratteriali per giovani cani.
In sintonia con quanto espresso nei suoi scritti da Piero Alquati, anche Noto ha sottolineato l'importanza di avere prove scevre da artifici addestrativi, da svolgersi in età in cui l'intervento dell'uomo sia ancora minimo in modo da poter dare una valutazione reale delle doti genetiche. Ora, premesso che considero i test caratteriali una cosa positiva, sono un tantino spaventata dal come possano essere condotti e istituzionalizzati. Intanto, non credo che un soggetto di 5-7 mesi non abbia subito influenze (ad esempio vi è una differenza notevole tra un cane vissuto in famiglia con mille sollecitazioni e stimoli, ed un soggetto vissuto in canile, oppure tra un cane cresciuto con un proprietario consapevole ed uno cresciuto da un proprietario inesperto). Inoltre temo che non tutte le doti caratteriali che formeranno, nel bene come nel male, il carattere del soggetto adulto, siano già compiutamente espresse a quell'età (ci sono ad esempio soggetti di alcune linee di sangue che dimostrano improvvise paure e/o atteggiamenti aggressivi a partire dalla “pubertà” e non prima). Quindi, se i test divengono una seria indicazione (anche e soprattutto come test per i genitori di questi cuccioloni analizzati) e forniscono il modo per insegnare al proprietario a gestire al meglio il proprio soggetto ed a capirne esigenze e possibili impieghi, ben vengano. Se invece divengono “prove” vere e proprie, il superamento delle quali determina il prosieguo dell'eventuale carriera agonistica o riproduttiva di un soggetto, allora ho seri dubbi. Come ho detto pubblicamente durante la riunione, se il problema caratteriale, nonostante le prove di brevetto obbligatorie e i test sulle prove di difesa ai Campionati, non solo non si è risolto, ma è notevolmente peggiorato, la causa risiede nel fatto che i cani da esposizione, nella realtà, superano i brevetti solo sulla carta. Ora, la mia domanda, rimasta senza risposta, ma con un preoccupante silenzio-assenso dei presenti, è stata: “ se si riescono a truccare prove complesse come quelle IPO, quanto sarà facile bypassare semplici test caratteriali?” In realtà, se i cani da esposizione facessero realmente piste, obbedienze e attacchi, questa prova da sola, sarebbe una ideale valutazione dell'aspetto caratteriale. Come abbiamo più volte scritto su queste pagine, se una valida legge non viene applicata la soluzione non è abolire la legge, ma fare in modo che sia rispettata.
Invece ho trovato molto positivo che Noto abbia annunciato a breve l'introduzione del BH e che abbia parlato, riferendosi alle problematiche morfologiche dell'attuale momento storico, con particolare riferimento alle iperangolazioni del posteriore, dell'importanza della prova di resistenza. Se realmente fatta (purtroppo anche in questo caso, lo ha ammesso lo stesso Noto, le cose spesso non vengono fatte secondo le regole stabilite) la prova di resistenza elimina di per sé i soggetti con gravi problemi di angolazioni posteriori, in quanto non in grado di superare una prova di trotto di 20 km.
Ho trovato oltremodo positivo anche il riferimento (e, vorrei dire senza tema di smentita, l'impegno a che ci siano seri controlli in merito) alle purtroppo frequenti pratiche di doping e di trucchi vari (a cominciare dalla colorazione del pelo). Luigi Noto ha espressamente detto che queste pratiche, purtroppo divenute usuali, devono essere combattute. Ha anche ricordato di essere stato, ormai una quindicina di anni fa, quando fece parte del Consiglio Direttivo, colui che propose il ricontrollo della displasia per i soggetti che, al Campionato, ottenevano il titolo di Auslese. Un provvedimento che aveva lo scopo di arginare la tentazione (per non dire il malcostume) di manipolare i risultati radiografici truccando le carte. Un provvedimento simile è stato adottato anche in Germania, dove è previsto un ricontrollo radiografico per tutti gli stalloni che superino le trenta monte. A questo riguardo c'è stato un intervento di Antonio Asperti che ha proposto a Noto di introdurre, anche in Italia, un ricontrollo per tutti gli stalloni che, pur non presentati al Campionato, effettuino comunque un alto numero di monte. Noto ha convenuto che si potrebbe trattare di una valida ipotesi, pur con la difficoltà (tutto sommato oggi con le banche dati minima) di dover ricorrere all'ENCI per conoscere il numero delle monte degli stalloni.
E' stato poi fatto anche un riferimento alla situazione SAS – ENCI, alla necessità da parte della SAS di incidere sul controllo della produzione dei pastori tedeschi in toto, non solo su quelli che gravitano nell'aerea SAS e sulla delicatezza e la necessità di procedere in questa direzione per tappe graduali, cercando di coinvolgere il maggior numero possibile di allevatori di pastore tedesco. A fronte di un intervento del componente del Comitato Tecnico Nazionale Salvatore Furfaro, volto a sottolineare la possibilità di avere rapporti proficui con l'ENCI, visto che le recenti elezioni hanno portato al governo ENCI “degli amici” e la necessità che i cani prodotti con criteri di seria selezione non vengano equiparati allo pseudo pastore tedesco con pedigree prodotto dal cagnaro di turno, ho chiesto ulteriori spiegazioni, ricordando anche come sia stata trattata la questione della riproduzione selezionata, in piedi dal 2004. Furfaro, all'epoca presidente SAS, mi ha confermato che la SAS allora non indicò, per precisa scelta, all'ENCI i parametri per la riproduzione selezionata, anche se confesso di non aver ben compreso le motivazioni di tale scelta. Invece, alla domanda di Giuseppe Colelli (ed anche mia) sul perchè oggi il neo eletto CDN abbia indicato parametri per la riproduzione selezionata ENCI che non comprendono nemmeno una prova caratteriale, Noto ha sottolineato come fosse importante intanto cominciare con un controllo sulla esenzione da displasia e il controllo parentale (DNA).Sinceramente non ho compreso in modo chiaro se, riguardo alle prove caratteriali, ci sia l'intenzione di inserire, più avanti, qualche prova di tipo diverso da quelle attuali, da includere nei requisiti per la riproduzione selezionata. Potrebbe accadere che la partita si giochi anche con il tentativo di far passare questa prova minima attraverso la SAS, incrementando di molto i tesseramenti. Tradotto, l'ipotesi potrebbe essere questa: per adire alla riproduzione selezionata ENCI, un cane dovrà superare, mettiamo caso, un BH o un test caratteriale minimo, e questa prova può essere effettuata esclusivamente da giudici specialisti della razza, su campi SAS e solo se si è soci SAS. In pratica si abbasserebbero di molto i livelli qualitativi delle prove caratteriali, ma si aumenterebbero i numeri dei soci (e le casse della SAS). Ad ascoltare il Responsabile Noto è sembrato anche che parallelamente ad un controllo minimo sulla riproduzione selezionata ENCI, si potrebbe portare avanti l'ipotesi di un'ulteriore certificazione per chi allevasse pastori tedeschi in ambito SAS con gli attuali criteri selettivi (brevetto e selezione in primis). In pratica il tanto agognato pedigree diversificato, che distinguerebbe i pastori tedeschi selezionati secondo i criteri SAS (ed SV). Vedremo come si evolverà la cosa, al momento ancora non chiarissima nelle intenzioni. L'ipotesi in sè potrebbe essere interessante, anche se lasciare al mondo ENCI la "riproduzione selezionata" e riservare al mondo SAS la "selezione SAS" mi pare rischioso, con il sospetto di lasciare alla "casta" degli eletti il mondo espositivo (e le entrate economiche che ne derivano), il tutto senza che vi sia alcuna volontà di riportare controlli seri a che gli allevatori che gravitano nella SAS operino avendo a cuore in primo luogo la tutela della razza. Insomma, una soluzione un po' gattopardesca, con cani di serie A e cani di serie B e davvero pochi cambiamenti sostanziali. Il tutto ammesso e non concesso che l'ENCI, per quanto oggi gestita, come sottolineato da Furfaro, da "amici", accetti che ai raduni SAS i cani frutto della riproduzione selezionata ENCI vengano considerati cani di serie B.
Purtroppo i rapporti con l'ENCI, dalla quale oggi la SAS deve obbligatoriamente dipendere (ad esempio proprio volendo realizzare un pedigree DOCG) , sono stati irrimediabilmente segnati dall'approvazione dello Statuto attuale che impone alla SAS un rapporto di sudditanza con l'ENCI. Ed è particolare da non dimenticare, specie considerando che il principale sostenitore ed impositore al limite del ricatto terroristico, di quello Statuto (redatto in prima battuta dall'avvocato Grosso) è stato l'attuale Presidente Musolino.
L'intervento di Meyer mi ha davvero stupito non per i contenuti, quanto per la assoluta coincidenza delle sue affermazioni rispetto a quanto da noi ripetutamente affermato su queste pagine. Ha citato von Stephanitz dicendo che, per sapere come deve essere il pastore tedesco, basta leggere quanto scritto dal Rittermeister ormai più di 100 anni fa ed ha ribadito che l'allevamento del pastore tedesco è l'allevamento di un gebrauchshund (cane da lavoro). L' importanza della frase di von Stephanitz “Der deutsche Schäferhund ist als vielseitiger Gebrauchshund zu züchten” che noi abbiamo citato in coda al nostro articolo sul “massacro di san valentino” è stata ampiamente e ripetutamente sottolineata da Reihardt Meyer. La cosa ci ha fatto indubbiamente molto piacere, visto che si spera non si voglia scrivere, riferendosi al Responsabile dell'Allevamento Mondiale, che “quando ci si riempie la bocca per far vanto della propria enfasi di un'immacolata competenza e di un'integrità morale ed intellettuale di un pensiero selettivo, si scrive che un cane deve essere, come affermava Max v. Stephanitz, un cane da lavoro ma nessuno pensa che il lavoro al quale alludeva Max v. Stephanitz oggi non esiste più”.
Meyer ha poi sottolineato che il fine principale della selezione non è, come vogliono i fanatici (fanatici di cui egli stesso ha ammesso di fare parte), migliorare la lunghezza e l'inclinazione di omeri e groppe, ma produrre in primo luogo un cane sano come costituzione e valido caratterialmente. Ha sottolineato l'assoluta importanza dell'aspetto caratteriale, stigmatizzando sia la totale mancanza di tempra dei cani da esposizione, sia la mancanza di equilibrio di alcuni soggetti delle linee da lavoro. Ha ribadito che il problema della taglia eccessiva è un problema di funzionalità e chi cerca di giustificare il fatto che un cane troppo grande possa essere funzionale con la presenza, in natura, di lupi selvatici molto grandi, non ha fatto i conti con la differenza (in termini di eliminazione dei soggetti deboli e non idonei alla riproduzione e in termini di anni ) della selezione naturale rispetto a quella operata dall'uomo. Ha ricordato che la selezione naturale, che non permette l'accesso alla riproduzione ad un animale che non sia forte tanto fisicamente quanto caratterialmente, dovrebbe comunque essere da esempio per selezionare un cane da lavoro, adattabile a vari impieghi, quale è il pastore tedesco. Ha sottolineato che il problema del posteriore iperangolato con garretti poco solidi è un problema mondiale con punte davvero preoccupanti in alcuni paesi extraeuropei e che la WUSV dovrà lavorare di concerto per risolvere tale problematica, con l'impegno di tutti gli allevatori. Ha rimarcato l'importanza a che la prova di selezione ponga maggiore attenzione all'aspetto caratteriale, rendendo comprensibili i reali valori che si celano dietro ad un apparentemente identico TSB ausgepragt (doti caratteriali pronunciati). Ha ammesso che tra i pronunciato della recente Siegerschau solo pochi erano veramente dei pronunciato a tutti gli effetti, mentre la maggioranza degli attacchi, pur valutati ugualmente con il pronunciato, erano al limite della decenza. Ha apertamente parlato, cito testualmente, di Prufungmanipulationen (prove di brevetto truccate). Meyer, me ne stavo dimenticando, ha aperto il suo intervento con una premessa che è stata quella di dire “non voglio parlare male della razza, ma credo che, per chi ami la razza, affrontare seriamente i problemi e discuterne sia l'unico modo per tentare di riportare il pastore tedesco ad essere quel cane che tutti amiamo”. Ha ricordato anche come, negli impieghi (forze di polizia, protezione civile, ecc) sino a venti-venticinque anni fa la percentuale di pastori tedeschi impiegati fosse del 96%, mentre oggi sia scesa al 50%.
Davvero encomiabile come abbia ripetutamente utilizzato il termine Gebrauchshund, sottolineando l'importanza del carattere per il cane da pastore tedesco.
Ho fatto l'avvocato del diavolo e, premettendo che concordavo al 100% con quanto da lui affermato (e avevo ripetutamente scritto sulle pagine di questa rivista), ho chiesto se non riteneva importante, per risolvere le problematiche che affliggono il mondo del pastore tedesco, fornire il più possibile informazioni trasparenti sui riproduttori, non tanto per gli allevatori affermati (in grado di compiere valutazioni personali sui cani da utilizzare ed anche di avere un accesso privilegiato alle informazioni stesse) quanto per tutti i piccoli appassionati. Mi ha risposto che, già sulla rivista SV di giugno usciranno degli articoli fatti da lui riguardanti sia la problematica della taglia che quella del posteriore, articoli corredati da numerose fotografie. Ho chiesto se, in tali fotografie, verranno indicate anche le linee di sangue dei cani. Mi ha risposto (con uno sguardo che, tradotto, più e meno si poteva interpretare: "già mi odieranno tutti se porto avanti certi programmi, figuriamoci se mi metto anche a fare nomi e cognomi") che non c'erano indicazioni, anche perchè, in alcune linee più e in altre meno, ma quella problematica è presente in tutti i cani da esposizione, pertanto è un problema da affrontare in modo generale.
E' seguito un intervento di Floriano Noto che ha ricordato la validità e completezza della relazione fatta da Meyer alla riunione giudici SAS di febbraio e ha dato atto a Meyer di aver provato a lavorare su queste problematiche, intanto cominciando , nei tre anni del suo mandato, ad ottenere i primi concreti risultati sul problema taglia. Floriano ha anche ricordato come Meyer abbia compiuto una scelta moralmente ineccepibile, rinunciando ad allevare e a tenere stalloni per le monte, scelta che dovrebbe essere d'esempio (nota mia).
Purtroppo la riunione si è dovuta concludere per mancanza di disponibilità ulteriore della sala ristorante su un altro interessante intervento, fatto da Mimmo Giglio, riguardante l'importanza per il pastore tedesco di tornare ad essere uno, evitando le scissioni marcate tra settore lavoro e settore esposizioni e l'importanza di un ritorno ad una dimensione più accessibile al comune privato, senza l'esagerato professionismo e l'agonismo esasperato che caratterizza l'attuale mondo del pastore tedesco.
Peccato perchè gli argomenti erano davvero tanti ed interessanti (ed avevo ancora domande per Meyer, che magari mi riserverò di fargli in un'intervista).
Meyer si è detto molto soddisfatto di come sia andata la riunione e del fatto che si siano affrontate problematiche serie, discutendo con grande passione della razza.
Va dato atto al Presidente della SAS Lamezia Terme, Antonio Amendola, e a tutti i soci della sezione di aver permesso agli appassionati un incontro comunque davvero molto interessante e anche un po' fuori dai soliti schemi, con due Responsabili di settore che, pur nelle molte difficoltà, stanno provando a fare il loro lavoro, senza disdegnare il confronto con i soci e affrontando anche il contraddittorio. Credo che molte delle problematiche affrontate in questa riunione meriterebbero incontri e dibattiti ancor più approfonditi. Forse (dico forse) finirebbe per emergere un po' di quella passione vera che dovrebbe essere base comune e che troppo spesso viene sopita dagli interessi economici, dalle rivendicazioni personali, dalle derive agonistiche.
Daniela Dondero. Platania, 15 maggio 2010.
Foto della riunione (per gentile concessione di Giuseppe Colelli, che ringraziamo)
da sinistra: il Presidente SAS Lamezia Terme Antonio Amendola, il Presidente Regionale Enzo Piro, il Responsabile dell'Allevamento SAS Luigi Noto, il Responsabile Allevamento SV Reinhardt Meyer, l'interprete Vito.
momenti della riunione
momenti della riunione
I due relatori: Luigi Noto e Reinhardt Meyer
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