Usi impropri. Cinotecnopolitica. La questione "taglia".
Ne abbiamo scritto a luglio, commentando la notizia riguardante una denuncia all'ENCI a carico dell'allora Presidente SAS Ambrogio Verpelli, per la lettera con i criteri di giudizio sulla taglia, inviata dallo stesso ai giudici di allevamento soci SAS, in data 31 luglio 2008. Questo il nostro articolo in merito.
Abbiamo poi letto, pubblicata sul sito dell'Allevamento di Valmadrera il 6 agosto, dal giudice Piero Alquati, la lettera inviata dal Presidente De Checchi ai giudici in data 30 luglio 2009. Questo il testo.
Considerazioni sulla lettera di De Checchi.
A margine: De Checchi, a CDN decaduto il 23 luglio 2009, quindi non potendo più esercitare il ruolo di Presidente, scrive una lettera (ordinaria amministrazione???) in data 30 luglio 2009, indirizzata, oltre che ai giudici, anche all'ENCI e al Commissario Lusetti e la firma come Presidente SAS.
Nel merito dei contenuti della lettera. Intanto la discrepanza tra la data del documento in questione (31 luglio 2008) , le richieste di chiarimento ENCI (17 luglio 2009) e la lettera De Checchi (30 luglio 2009). Esistono, al momento della divulgazione del documento, lettere di denuncia da parte dei giudici che hanno ricevuto la comunicazione a firma Verpelli? Eppure il documento inviato da Verpelli fa chiaramente riferimento alla riunione giudici tenutasi il 24 luglio 2008. Si dice che in quella riunione si è affrontato il problema taglia e che si è stabilito di procedere alla trascrizione, su apposito modulo, della misurazione di tutti i soggetti presentati a Raduni e Campionati, al fine di creare una statistica conoscitiva (cosa che i giudici in ring hanno poi fatto). Si invitano inoltre i giudici a valutare le misurazioni reali e ad utilizzare precisi criteri di giudizio. Si dice, e non è cosa a nostro avviso di poco conto, che l'utilizzo di tali criteri è "auspicabile" e che tali criteri sono stati "condivisi all'unanimità nella riunione in oggetto" . Sarebbe interessante sapere se, ricevuto il documento, presumibilmente intorno ai primi di agosto del 2008, ci siano stati giudici che abbiano inviato, alla SAS o all'ENCI, una secca smentita riguardo alla condivisione di tali criteri. Dal verbale del CDN del 17 giugno si apprende dell'apertura di un ulteriore provvedimento disciplinare a carico di Ambrogio Verpelli, che, tra le varie motivazioni, annovera anche la seguente:
A ciò si aggiunga quanto comunicato dal socio Bonelli con suo esposto pervenuto il 17/11/08 prot. CA/2037/P08, il cui contenuto il CDN fa proprio rilevando la gravità della comunicazione inviata ai Giudici soci SAS sollecitando la disapplicazione dello standard ufficiale di razza.
Riassumendo. Non sembrerebbe esservi alcuna denuncia relativa al documento inviato ai giudici sino al 17 di novembre 2008 . Il 17 novembre un socio SAS di nome Mario Bonelli (che non è un giudice di allevamento, quindi non ha direttamente ricevuto il documento) presenta un esposto. La data, che precede di soli due giorni un CDN probabilmente non è casuale (ma non abbiamo idea se la richiesta di Zironi e Venier nel CDN del 19 novembre possa riferirsi a questo -Il Consigliere Zironi e Venier presentano una lettera chiedendo al direttore se fosse arrivata anche in SAS, il direttore risponde che non ha ancora completato di leggere la posta in arrivo degli ultimi giorni. ). Di certo sappiamo che tale esposto, debitamente protocollato, è stato però occultato dal direttore Bricchi e non portato all'attenzione del Consiglio sino a che Verpelli ha mantenuto la maggioranza.
Appare piuttosto inverosimile che il consigliere De Checchi e il CDN tutto, come sembrerebbe sottintendere questa lettera, non fossero minimamente venuti a conoscenza del documento presentato ai giudici di allevamento. Così come appare piuttosto inverosimile che i giudici di allevamento, qualora avessero ritenuto tale documento abberrante, immotivato, privo di valore zootecnico e un sostanziale invito a violare lo standard di razza, non abbiano fatto sentire la loro vibrante protesta. Il tutto ribadendo che qualunque socio SAS attivo nel settore allevamento è perfettamente a conoscenza del fatto che tali criteri di giudizio sono del tutto conformi a quelli enunciati dal Responsabile dell'Allevamento Mondiale, Reinahrd Meyer ed inviati ai giudici tedeschi a luglio 2007. Di tali criteri Meyer parlò pubblicamente nella riunione tecnica di Terni,tenutasi il 5 aprile 2008, nella quale erano presenti, oltre al Presidente Verpelli, moltissimi giudici di allevamento, e nessuno, nè tra i giudici, nè tra gli allevatori e i soci SAS presenti alla riunione, ha ritenuto di intervenire a sottolineare l'incompatibiltà di tali indicazioni con lo standard di razza. Nemmeno quando Reinahrd Meyer ha, molto pragmaticamente, ricordato che non si può non dare la qualifica di eccellente ad un maschio di 68 cm, visto che, in quella stessa classe, presumibilmente tra i primi classificati ci saranno comunque soggetti che, applicando lo standard, non sarebbero selezionabili di prima classe (66 cm) o non sarebbero selezionabili affatto (66,5-67 cm).
Che oggi si gridi all'untore solo per trovare un escamotage che consenta di liberarsi di un avversario politico è sintomatico della distanza posta tra l'etica e il buon senso da un lato e la politica dall'altro. A la guerre come a la guerre. E, dopo le nuove elezioni, di taglia e di standard nessuno si preoccuperà più di discutere.
Significativa la frase scritta da De Checchi sullo scopo delle riunioni tecniche, in particolare quelle organizzate dagli esperti giudici, che, citiamo testualmente, "hanno lo scopo di consentire all'associazione una diretta conoscenza e discussione della situazione dell'allevamento. Da dette riunioni, prosegue ancora De Checchi, possono nascere osservazioni propositive in ordine ai programmi che il CDN deve adottare per il raggiungimento degli scopi sociali, ovvero essere approfondite tematiche tecniche che possano risultare utili per parametrare esigenze del nostro allevamento rispetto alla situazione internazionale." Mah...sembrerebbe capire, da queste parole, che al CDN e solo al CDN spettino le decisioni tecniche, avendo le riunioni dei giudici e le indicazioni del Referente dell'Allevamento mero valore propositivo. Con buona pace di tutti i discorsi sulla divisione delle competenze tra politici e tecnici, sembrerebbe che il potere decisionale, anche sulle questioni zootecniche, appartenga, nella visione di De Checchi, al CDN. Curioso, perchè così poste le cose, verrebbe da chiedersi come potrebbero i soci, esercitando il voto, esimersi dall'inserire in CDN persone in grado di avere sufficienti competenze tecniche. Il che escluderebbe in maniera incontrovertibile lo scrivente De Checchi, persona sicuramente degna e capace, ma totalmente priva di requisiti tali da poter valutare la maggiore o minore correttezza di quanto proposto da una riunione giudici.
Una domanda poi sorge spontanea. Perchè esporsi, con un documento fuori tempo massimo e fuori regola (a CDN decaduto)? Forse qualche zelante legale ha suggerito a De Checchi di inviare la lettera, visto che la mancanza di una presa di posizione della SAS avrebbe potuto far pensare che si fosse più interessati a non permettere la candidatura di Verpelli alle prossime elezioni piuttosto che alle reali conseguenze del famigerato documento con le indicazioni sulla taglia?
Ai posteri.
Abbiamo letto la risposta di Alquati alla lettera di De Checchi, che non solo non condividiamo ma che ci appare anche piuttosto aberrante in alcuni suoi punti. Intanto invieremo una mail in cui chiederemo a Piero Alquati, da tempi non sospetti sostenitore del rispetto dello standard (vedi suoi precedenti documenti), se, ricevendo la comunicazione di Verpelli, abbia inviato alla SAS o all'ENCI una risposta che prendesse le distanze da tale documento. Ciò che ci lascia davvero perplessi è intanto la sua affermazione, forse da noi non correttamente compresa, che già la prova di selezione implichi uno stravolgimento dello standard originario. La nostra perplessità nasce dal fatto che lo standard, nell'elencare i difetti, suddivide questi ultimi tra difetti puri e semplici (cioè ogni deviazione di quanto indicato dallo standard), difetti gravi (vale a dire difetti che compromettono l'idoneità dell'impiego. Difetti rilevanti nella pigmentazione, difetti nelle orecchie, alcuni difetti dentari e una notevole mancanza di solidità generale) e difetti da squalifica. Tra i difetti da squalifica lo standard indica chiaramente: - Cani di taglia di 1 cm superiore al limite massimo e di 1 cm inferiore al limite minimo.Stabilendo quindi, con assoluta chiarezza, che i soggetti le cui deviazioni dallo standard di razza non superino un cm NON SONO SQUALIFICALIBILI. Il che significa che, presentati in esposizione, possono venire qualificati e che, correttamente, il regolamento di selezione prevede possano essere considerati idonei a superare le prova, pur con una classe inferiore rispetto ai cani che non presentano tali difetti.
Riguardo al suggerimento a che siano controllati i cani giudicati e selezionati dopo il documento di Verpelli del 31 luglio 2008, invalidando giudizi e qualifiche nel caso si verificasse che si sia tenuto conto della "impropria"circolare, ci permetteremmo di estendere il suggerimento anche ai cani giudicati e selezionati, in Italia come in Germania, prima del documento a firma Verpelli. Certo sarebbe interessante misurare i cani a cui è stata data la qualifica di eccellente nei raduni o ai Campionati, nonchè i cani selezionati. Per paradosso prima della data indicata i giudici non avrebbero nemmeno la "giustificazione" di aver seguito, nei raduni SAS, le direttive del Referente dell'Allevamento. Se quindi, prima del 31 luglio 2008, i dati dei cani selezionati e giudicati fossero in palese contrasto con lo standard di razza, i giudici ne dovrebbero rispondere a pieno titolo. Di certo Alquati, che nella sua carriera di giudice si è trovato, anche nelle gare ENCI, di fronte a soggetti ampiamente fuori dal limite consentito dallo standard e che ha rinunciato a giudicare le prove di selezione non riuscendo ad affrontare gli espositori che pretendevano da lui la deroga e misurazioni più "eleastiche", sa perfettamente che il problema non nasce certo dal documento verpelliano, documento volto piuttosto a porre dei limiti al permissivismo da cinometro, ben oltre i criteri (e i cm) indicati in quello scritto.
Quanto poi alle osservazioni che seguono, quella finale, sulle prove pubbliche di attacco, vietate dai vari decreti, ci ha veramente fatto rizzare i capelli sulla testa. Al pari di quella dei cani che, costretti a corse forsennate, cadono di schianto o muoiono. Certo, condividiamo in pieno che le prove dovrebbero testare la resistenza e l'ampiezza del movimento e non venire trasformate in gare di trotto sprint. Ma non abbiamo mai visto cani morire per questo. E che un giudice specilista della razza, giudice selezionatore, giudice formatore e allevatore lo scriva, inviando la lettera per conoscenza anche all'ENCI e al Commissario ad acta, ci appare piuttosto grave. Se fossimo i destinatari di tale lettera chiederemmo a quel giudice perchè, se ha assistito o se è venuto a conoscenza di episodi di tale gravità, non li ha denunciati. Se invece quanto scritto è frutto di "licenza poetica", mera esagerazione letteraria, non crediamo avrebbe dovuto trovare posto in una lettera ufficiale, specie se indirizzata a persone che non conoscono direttamente il mondo del pastore tedesco.
Daniela Dondero e Leandro Falaschetti, 24 agosto 2009. |