torna a
Le opinioni dei Lettori
Spunti di riflessione.
Il nostro articolo :
"Se il problema taglia
diviene un escamotage politico"
La nostra risposta a
Rocchino Curcio sulla questione taglia
Le altre opinioni dei lettori sul tema "taglia":
Rocchino Curcio
Andrea Bertolini
Oreste Palmieri
Raffaele Attanasio
Rocchino Curcio
Paolo Ricca |
|
Le opinioni dei Lettori
Giovedì, 2 luglio 2009. Mail di Piervito Bardi sul nostro articolo "Se il problema taglia diviene un escamotage politico"
Gentile redazione,
nel concordare con la ricostruzione storica del problema "taglia" fatta nell'editoriale pubblicato in data 1 Luglio 2009 occorre, a mio parere, attualizzare il problema alla situazione allevatoriale italiana.
Mi sembra giusto che il referente di allevamento "richiami" i giudici di allevamento all'osservanza di alcune regole, anche se le stesse sono in parziale "deroga" dello standard, ma lo stesso referente dovrebbe poi far sì che l'orientamento dato ai giudici venga rispettato.
Mi spego meglio: se si è data una indicazione di "tolleranza" sino a 1 cm. + sul massimo previsto in standard per avere posizioni di punta nei raduni poi si deve far sì che questa indicazione venga tenuta in conto, altrimenti accade come è accaduto che nelle posizioni di punta ci siano soggetti sopra il limite di tolleranza mentre soggetti "in taglia" vengono penalizzati.
Rimanendo in tema generale la domanda è: devono essere valorizzati quei soggetti che rientrando nei parametri dello standard possono dare una svolta all'allavamento o no?
E ancora: quei soggetti fuori dalla "tolleranza" possono ugualmente ambire ai massimi traguardi nonostante le indicazioni del referente, come peraltro è accaduto?
Il problema, quindi, non sono le direttive ma la capacità che esse siano poi applicate.
Cordialmente
Piervito Bardi
Venerdì, 3 luglio 2009. La nostra risposta
Ringraziamo l'avvocato Bardi per la sua mail che, tra l'altro, ci consente di fare alcune precisazioni in merito all'articolo scritto.
Siamo lieti che concordi con noi nella ricostruzione storica del problema “taglia”. Infatti lo scopo di quell'articolo era proprio quello di contestualizzare il problema e rendere evidente la sola matrice politica di un'eventuale denuncia per un documento nel quale, come osserva correttamente Bardi, “il referente di allevamento ha “richiamato” i giudici di allevamento all'osservanza di alcune regole, anche se le stesse sono in parziale "deroga" dello standard”.
Per quanto riguarda invece quello che noi pensiamo sulle deroghe, ci pare che i nostri scritti, richiamati anche nelle ultime righe dell'articolo citato, siano chiarissimi.
Non concordiamo affatto con chi dice che, dato lo status quo, non vi siano vie d'uscita in merito, né sposiamo la tesi di David Payne che di fatto invita a fissare, tenuto conto della situazione reale, parametri diversi da quelli attualmente indicati dallo standard di razza.
Per quanto riguarda la situazione allevatoriale italiana, a cui Bardi fa preciso riferimento, condividiamo la sua tesi riguardo alla quale siano necessari un maggior rigore e una attenzione zootecnica seria, che analizzi le linee di sangue ed anche le derive dal tipo costituzionale (c'è in proposito una interessante analisi di Alquati, riferita alla displasia, che vi invitiamo a leggere), valorizzando quei soggetti che possano portare miglioramenti ed indicando, in modo serio ed attento, i pregi e i difetti dei singoli cani e delle linee di sangue.
I giudici italiani e il referente dell'allevamento (che ci auguriamo possa essere non una carica assunta ad interim dal Presidente della società che, inevitabilmente, ha altri compiti, ma un ruolo affidato ad un tecnico preposto ad occuparsi unicamente delle questioni zoognostiche ) hanno l'obbligo di affrontare il problema, uscendo da logiche di appartenenza, da giochi politici, dalle richieste di mercato.
La situazione del pastore tedesco da esposizione nasce proprio da una serie di deroghe che, all'inizio, avrebbero anche potuto avere delle motivazioni ma che, già allora, andavano impostate in maniera diversa (tradotto: se Palme andava utilizzata per i grandi pregi che poteva introdurre in allevamento, lo si sarebbe potuto fare mettendone in chiaro anche il difetto di una taglia ben oltre lo standard di razza. Vale a dire meglio sarebbe stato derogare il singolo soggetto, con una precisa indicazione e dei precisi limiti nell'utilizzo in consanguineità, piuttosto che “truccare le carte”)
Proseguendo, la linea del “truccare le carte” ha perso sempre di più la maschera della difesa del patrimonio zootecnico, finendo per assecondare la richiesta di mercato. Per non parlare poi dell'altalenarsi di applicazione delle regole o delle deroghe ad personam (o, se preferite, ad canem), troppo spesso coincidenti con l'essere o meno nelle grazie delle dirigenze.
Siamo d'accordo con Bardi che occorra una mentalità diversa, dove ad essere centrale sia il rispetto per la razza e non gli interessi personali, la politica, il commercio.
Il nostro articolo però nasceva da un preciso episodio, essendo venuti a conoscenza della “preoccupazione” (seguita da denuncia all'ENCI) per le disposizioni date in merito al tema della taglia dal referente dell'allevamento, a seguito della riunione giudici tenutasi a luglio del 2008. Lo stesso commissario ad acta, Marco Lusetti, si è preoccupato di tale questione, richiedendone la documentazione alla SAS. Ora, sull'effettiva attenzione zootecnica che sottende tali “preoccupazioni” crediamo che tutti gli appassionati e conoscitori del mondo del pastore tedesco possano trarre le proprie conclusioni.
Ora, di questi tempi (e non solo di questi tempi) di escamotage politici ne abbiamo visti molti, da tutte le fazioni in lotta. Basti pensare alle diverse interpretazioni (di volta in volta mutate pro domo mea) dei regolamenti e dello statuto.
In questo caso, però, si va ad utilizzare come pretesto politico una questione zootecnica, con il concreto rischio, nel caso in cui l'ENCI dovesse imporre alla SAS una rigida interpretazione dello standard, di una reale deviazione dalle indicazioni date dai più importanti esponenti della società di razza mondiale. La questione taglia va affrontata considerando tutte quelle variabili di cui Bardi, da amante del pastore tedesco, teneva conto nella sua mail. Un intervento dell'ENCI a “tutela della razza” (considerando poi quanto l'ENCI si sia sempre rivelata distante anni luce dalle problematiche inerenti il mondo del pastore tedesco WUSV) porterebbe con sé il rischio concreto di buttare, insieme all'acqua sporca, anche il bambino. Fa specie che sia stato sollecitato tale intervento.
|
|
|