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Gli articoli di Oronzo Giangreco.

Siamo tutti pizzarroni? Riflessioni sulla rivista SAS n°164
Rivista SAS N 164

L’arrivo della rivista del campionato come ogni anno rappresenta un tempo di grande attesa, un po’ come il Natale; un momento di autentica fibrillazione, perché la società, storicamente, non è mai riuscita a garantirne la puntuale periodicità . Ma, con questo governo, il tutto era prevedibile se consideriamo che il motto imperativo del nostro presidente è sempre stato: “l’astinenza stimola il desiderio”.
Io invece ho passato gran parte della mia infanzia inseguito da mia madre che, cantando, mi rincorreva con in mano il cucchiaio da minestra nel tentativo, spesso vano, di farmi ingurgitare la miracolosa pastina con l’omogeneizzato perché, a suo dire, “l’appetito vien mangiando” e “meno mangi e meno vuoi mangiare” e, soprattutto, “se mangi cresci”.
mangia!
Quando poi voleva essere più assertiva, perché affaticata dagli inutili giri intorno al tavolo, tuonava: “Se non mangi……….muooorriiiii!” E allora mangiavo e così ingurgitavo la pastina non prima però di averla shakerata in bocca per una buona mezz’ora e solo dopo averla sputacchiata un po’ dappertutto. Così, in realtà, sono cresciuto e anche tanto, venti chili negli ultimi dieci anni ma, nel complesso, come al solito grazie alla mamma, ho potuto godere dei piaceri della buona tavola e di una vita, in generale, poco votata all’astinenza.
Così, sono sicuro, è stato anche per il nostro presidente che, notoriamente, fa l’esatto contrario di quello che consiglia agli altri di fare .
Ma, astinenza a parte, la rivista è arrivata ed io l’ho letta con la stessa voracità con cui faccio fuori un piatto di orecchiette e cime di rape perché, nel frattempo, la mamma non mi insegue più e, anzi, mi bacchetta la mano quando la forchetta indugia, oltre che nel mio piatto, anche in quello degli altri.
Ho letto subito l’introduzione del presidente il quale si dilunga sulla buona riuscita del campionato, sulla ideale allocazione in quel di Bagnolo ed esordisce descrivendo la “principale” novità di questo campionato che è:“la creazione di un giudice ad hoc” per i gruppi di allevamento perché il presidente era arrivato alla “determinazione che così non si poteva andare avanti”. Così il buon “Beppe” che, sicuramente, dopo anni di gavetta, avremmo visto bene in altra veste, è stato insignito della carica di giudice “ad hoc”.
Giuseppe Paffoni giudice ad hoc
Lo immaginiamo già, mentre ritorna a casa, stanco e trepidante, comunicare alla moglie: “Sai cara, finalmente, dopo tanti anni, mi hanno nominato giudice ad hoc” e la donna rispondere: “Caro, te lo meritavi, non so cosa significhi ma sono contenta per te”.
La domanda sorge spontanea: Qualcuno ha mai sentito la mancanza di un giudice ad hoc per i gruppi di allevamento? “Sì-molti diranno- l’abbiamo sentita, cazzo se l’abbiamo sentita, eh!”
Del resto qualcosa a 'sti “poveri” giudici italiani dobbiamo pur fargliela fare, no? Gli amici del presidente si fanno le vacanze in Italia, il presidente, suppongo, da persona educata, ricambia la visita e a “servire in tavola” ci mettiamo i giudici italiani……ma i più fortunati fanno i giudici “ad hoc”.
Leggo anche che al campionato si respirava un clima di allegra convivialità , di amicizia e distensione tanto che la sig.ra Margit van Dorssen, grazie a questo clima e all’intervento taumaturgico di San Pio da Pietralcina, improvvisamente ha cominciato addirittura a descrivere i cani in italiano e con ottimi risultati.
margit van dorssen pentecostale
A tal proposito propongo, a coloro i quali si recheranno in futuro all’estero in paesi lontani, di non affaticarsi a imparare la lingua, ma cercare invece di creare un clima disteso e conviviale; vedrete che improvvisamente e come d’incanto comincerete a parlare in Rumeno, Ungherese, Cileno o Pakistano…
Ma evidentemente , il presidente in questo clima di distensione ci crede davvero se, in sede di presentazione dell’ultimo bilancio, ha dichiarato un “modesto ritorno all’utile , grazie al contenimento dei costi e a un riconquistato clima di serenità all’interno dell’associazione.
E' proprio vero che in Italia, come dice il “Val d’anzin” nostrano, siamo tutti “pizzarroni”. Prima di andare avanti occorre spiegarvi chi è il “pizzarrone”. Il “pizzarrone” non è un “coglione” o, meglio non proprio, il pizzarrone è una specie di “cornuto contento”, un individuo che si ritiene molto intelligente ma (ehm)“tollerante”, uno che se lo fa mettere dietro e ti dice: “Ma non credere che non me sia accorto”. Uno che ti vota, tu ne combini una più del diavolo e lui ti risponde: “E sì, voglio vedere dove vuoi arrivare”. Quando, nella mia terra, dici “pizzarrone”…basta la parola. Un branco di pizzarroni.
Marchionne, Brunetta, Visco, Tremonti e tanti altri “pizzarroni” che, in tutti questi anni, si sono affannati alla costante ricerca della formula risolutiva dei problemi della Fiat e della nazione. Era così facile. Bastava creare “un clima di convivialità e distensione”, un clima sereno e….il PIL sarebbe aumentato, lo spread sarebbe diminuito, la Fiat avrebbe ricominciato a vendere auto, l’ILVA avrebbe smesso di emettere fumi nocivi, avremmo ricominciato a ricostruire mobili a Cantù e chissà che non avremmo anche esportato la carne in Argentina e il gas in Russia.
Serenità, solo ed unicamente serenità.
Il presidente omette però di dire che, in tempi di crisi in cui è difficile per molti metter su il pranzo con la cena, abbiamo aumentato il costo della tessera, abbiamo trasformato i contratti di lavoro delle dipendenti da “full” a par-time, abbiamo eliminato la sovvenzione alle regioni, abbiamo aumentato a dismisura le spettanze SAS delle manifestazioni e quant’altro.
no tengo dinero
Nel frattempo, complice il clima di grande serenità, quattro consiglieri, Giangreco, Noto, Cipriani e Parziale, si sono dimessi e ce ne sono alcuni che ci chiedono di liberarli da questa forma di dittatura. Però abbiamo curato l’immagine positiva nel mondo, abbiamo ospitato gente di grosso spessore internazionale, con un sicuro ritorno per l’immagine. Ovviamente quella del presidente. “Che pizzarroni”!
Son poi di enorme gravità le affermazioni scritte dal presidente su un suo eccellente di punta. Cito:”Pertanto dopo un inizio complicato, dovuto al fatto che diversi soggetti “deviati”(che brutta parola) dallo standard sono stati proposti ai soci come fuoriclasse, con pazienza e programmazione stiamo riprendendo la corretta via, allevando (ma lei lo fa ancora presidente?) e proponendo soggetti di corretta anatomia e senza eccessi. Lo scorso anno scrissi (Preside’ scrivi di meno!): “quei soggetti di taglia elevata o con teste troppo pesanti e labbra pendenti che non rispecchiano a pieno il tipo del pastore tedesco, per quest’anno sono stati solo leggermente penalizzati in futuro non ci saranno più (scuse) motivi per mantenere questi importanti piazzamenti.”
Come la penso io su questi cani è cosa nota e, personalmente, ritengo che queste “enfasi” vadano unicamente compensate attraverso un uso quantomeno giudizioso, come del resto è stato fatto con Dux e Quantum, non proprio icone di piacevolezza di tipo, che, usati con giudizio, hanno finito poi per condizionare positivamente la razza.
Questa volta però, presidente, le domande gliele fa il pizzarrone per eccellenza…………io.
Non fu un suo amico "in vacanza pagata da noi" (leggi: giudice del campionato) a proporre come fuoriclasse questi soggetti? E l’anno dopo non fu lei a confermare la proposta? Sicuro di non esserci ricascato anche quest’anno e con posti di maggior rilievo? E non fu tutta la classe giudicante italiana ad esprimersi in tal senso?
Questo cane ha vinto tante gare. Può un soggetto al quale lei ha più volte conferito la qualifica di eccellente e piazzamenti di punta, in possesso di selezione di 1 classe, essere considerato “deviante dal tipo” ?
“Il tipo” non è il requisito primario per adire ad ogni forma di selezione ed alla massima qualifica? E, invece, quanto ritiene “deviante” dal tipo le deviazioni di appiombi di cani che lei detiene a vario titolo e che effettuano monte presso la sua abitazione? Quanto una marcata deviazione dall’asse d’appiombo di un arto può influire sul movimento che è caratteristica primaria di tipo di un trottatore? E, ancora, le sembra giusto proporre come stalloni soggetti che sembra abbiano falcidiato "statisticamente" la razza con problemi articolari gravissimi e il cui, in alcuni casi, alto numero di discendenti presenti al campionato è legato unicamente allo sterminato utilizzo in allevamento? Faccio presente che alcuni di questi soggetti non sono mai stati presentati a un campionato italiano e quindi il loro massiccio utilizzo in allevamento appare quanto mai misterioso.
Leggo ancora, sempre sulla rivista, che cani di sua proprietà o almeno riconducibili a lei ottengono un grande favore da parte del pubblico, molto meno invece quelli fuori dal suo giro e da lei proposti con il titolo di auslese agli allevatori. Le faccio un esempio: sommando il numero di monte di Icon, Uwo, Jago e Zicco non si raggiunge il numero del solo Homar dei Colli di Uzzano, soggetto notoriamente da lei gestito e non proprio in odore di “santità”. E ancora, sommando le monte dichiarate di Furbo, Homar, Landos, Ziko, Quark aggiungendo quelle estere e aumentandole di un tasso del 30% di quelle non andate a buon fine, otteniamo un numero molto vicino alle 450 monte.
Non ci vede un palese conflitto di interessi nel detenere a vario titoli stalloni, commercializzarli all’estero e stabilire allo stesso tempo gli indirizzi dell’allevamento italiano?
Queste attività, le chiedo, possono essere svolte da un esperto giudice, considerando che gli stalloni in questione non sono portatori del suo affisso?
E poi, se c’è qualche povero cristo di stallone che ottiene un qualche favore del pubblico e riesce a fare qualche monta in più è giusto farlo fuori perché non riesce a presentare un gruppo di riproduzione? Come potrebbe se il responsabile italiano dell’allevamento gli fa terra bruciata intorno definendolo “deviazione dal tipo”?
E le chiedo ancora: è meglio far montare cani che, alla peggio, non lasceranno tracce del loro passaggio sull’allevamento o soggetti che presentano gruppi di riproduzione al campionato ma seminano nel mondo esseri zoppi, sofferenti e infelici perché displasici?
Leggo ancora: “Il merito del ritrovato entusiasmo è da attribuire ai giovani che hanno dato una scossa all’ambiente che stava inesorabilmente invecchiando.” Le chiedo: è sicuro che questo sia l’ambiente ideale dove far crescere i giovani? E chi sarebbero le figure “moralmente irreprensibili” a cui i giovani dovrebbero far riferimento? E se volessero fare addestramento, magari cominciando dai cosiddetti brevetti di qualifica, li facciamo sedere a tavolino?
Ah, presidente, lei sì che è un affabulatore e potrebbe far credere qualunque cosa a chiunque, anche che Wallaby ripropone la stessa costruzione di Vegas (boh!).
Wallaby Kapellenberg
Vegas du Haut Mansard
Ha però ragione lei quando dice che "le sfide che ci attendono il prossimo anno sono di quelle che fanno tremare i polsi" perché il clima che lei descrive come sereno e conviviale in realtà non lo è affatto.
Esiste la stragrande maggioranza dei soci che avrebbe voglia di voltar pagina e cambiare registro una volta per tutte e, tra questi, anche una parte di quel che rimane del consiglio ma, “dicono”, hanno paura, sono spaventati. Perchè “questo consiglio -dicono-è vendicativo. Se gli votiamo contro ci mettono dietro i cani.”
Oh mamma mia, da quando in qua per far vincere un cane bisogna votare il consiglio giusto? E’ il cane che vince o è qualcuno che lo fa vincere? Siamo in un associazione amatoriale o cosa? E a tutti i soci SAS non professionisti, che sono il 99 %, dico: ci cambia qualcosa se il nostro cane non vince?Mangiamo di meno a casa? Ci licenziano? Siamo inviati nei campi di sterminio? Ci imbottiscono la macchina di tritolo? Suvvia non siamo “pizzarroni”.
Caro presidente, ricordi che, seppur ci sono soci che del giornale guardano solo le figurine, ce ne sono altri, la maggior parte, che leggono attentamente e cercano di interpretare le sue esternazioni e vorrebbero che ci fosse una qualche coerenza tra quello che dice in qualità di presidente e quello che fa o che ha fatto come semplice appartenente all’associazione. Io le ho dato spunti di riflessione ma, se è una persona trasparente quale dice di essere, ha solo due opzioni: abbandonare la presidenza ed il consiglio o continuare in maniera professionale, come fatto finora, l’attività cinofila. Le due opzioni sono incompatibili, altrimenti occorrerà chiedere conto agli organismi competenti,cominciando…..ma solo cominciando... dall'Enci.

Oronzo Giangreco, idi di marzo 2013.

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