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Gli articoli di Oronzo Giangreco.

Cronaca di una splendida mattina in questi indimenticabili anni di piombo
Colazione Giangreco-style

Il sabato mattina, da aprile a ottobre, alla fine di una lunga settimana di lavoro, son solito coccolarmi e prendermi cura dello “spirito”.
Scendo in Vespa , mi dirigo verso un bar –pasticceria del paese e ordino una dozzina fra cornetti, girelle, krapfen e monachelle all’amarena. Mi stendo in veranda e guardo ora gli ulivi fioriti ora la cagna di famiglia. La cagna è di quelle senza velleità agonistiche, perché così hanno preteso i miei ragazzi, e passa l’intera giornata aspettando che qualche gatto randagio passi all’interno della proprietà, per poter dimostrare che tutto quel che si narra sulla presunta inimicizia tra cani e gatti non è una leggenda metropolitana. Magari potrà fare da cicerone a quelli che entreranno in casa e la svaligeranno, potrà aiutare a scavalcare la rete quelli che fanno incetta di mandorle e fichi d’india; è possibile pure che lei (la cagna ) inviti a merenda qualche ratto campagnolo, ma di intrusi felini neanche l’ombra.

Ho passato una notte terribile, con un atroce e indecifrabile dolore al collo, di quelli lancinanti e pungenti quasi mi stessero punzonando. Non ho molta fame (c’e da preoccuparsi), ma la colazione con sorelle, figli e nipoti del sabato mattina in giardino è una cosa a cui non riuscirei a rinunciare….perché “domani, chissà” e allora “chi vuol essere lieto sia, del doman non v’è certezza”. Ci salutiamo tutti come se non ci vedessimo da chissà quanto (la sera prima) e dividiamo i cornetti in parti sempre più piccole perché questa tradizione familiare piace sempre di più, soprattutto ad amici e fidanzati. Le nipoti son sempre prodighe di complimenti e d’affetto, anche se, da qualche tempo, si soffermano discretamente sul giro vita e sul colore dei capelli (quelli che restano) e cominciano ad avere lo stesso moto che noi abbiamo per i nostri vecchi “auslese”: affetto, stima immensa, riconoscenza e un po’ di ……pena per ciò che furono un tempo e ora non son più. Una di loro si avvicina stupita, mi abbraccia e mi guarda attonità: “Zio ti sei fatto un tatuaggio sul collo, proprio tu? E’ una vita che predichi: niente alcool, niente fumo, niente canne, niente cattive amicizie e ,se proprio volete fare qualcosa di trasgressivo, fate l’amore. Poi..... proprio sul collo, in bella vista e nero…di contrasto”.
La cosa mi inquieta e non poco; non che consideri i tatuaggi e chi se li fa gente di malaffare, per carità, ma mi porto inconsciamente dietro le immagini dei tempi del liceo in cui i tatuaggi erano “roba da galeotti”, solitamente in bella mostra sui bicipiti di certa gente che aveva facce accreditate dal Lombroso.tatuaggio Quante volte con timore abbiamo letto :“Jenni ti amo” oppure: “Amore aspettami” o ancora la bellissima: “Mary per sempre”. Poi cuori e pugnali, rose e corone di spine , tigri e leoni. I più impavidi e crudeli, magari assassini e criminali, ostentavano il Gesù crocifisso o il cuore di Gesù, quasi a voler dire: “Ho sterminato un bel po’ di gente ma vogliate credere nella mia capacità di redenzione e, se potete, perdonatemi”.
Io invece sono per natura un essere libero, poco propenso a marchi d’appartenenza, ho solo due tessere nella vita e di nessuna delle due vado fiero, anche se ho stima ed ho fiducia nella nostra Susanna. Il nome delle donne che ho amato, poi, il tempo me lo ha tatuato sul cuore.
Bene, atterrito mi avvio verso uno specchio cercando nel frattempo di cancellare la scritta.....corro e …sfrego.
Finalmente trovo lo specchio, mi guardo e leggo: SAS 6024.
Tatuaggio
Ecco il dolore lancinante, il tatuaggio razziale, penso e collego tutto.
E’ solo l’inizio, come negli anni quaranta, cominciano con il controllarti, privandoti della libertà di movimento , tanto siamo tutti schedati, ti dicono dove puoi e dove non puoi andare. Ora ricordo. E' vero, la delibera maledetta con cui ti dicono che non puoi partecipare a manifestazioni diverse da quelle indicate e autorizzate o, meglio, lo puoi fare ma prima ti devi dimettere da socio.
C’è da tutelare la razza! E stiamo ben attenti che, partecipando a riunioni non autorizzate dalla società, la razza potrebbe andare a puttane.
Sbagliate quando pensate che la razza vada tutelata evitando di far montare cani displasici ; sbagliate quando pensate che la razza vada tutelata attraverso una classe giudicante intellettualmente indipendente.
Sbagliate quando pensate che la razza vada tutelata attraverso una gestione economica della società improntata alla correttezza e alla trasparenza. E sbagliate ancor di più quando pensate che l’unico, supremo, interesse da perseguire, per una società specializzata per la tutela della razza, sia quello per la razza stessa.
“Sti cazzi”, ci controllano veramente. Hanno cominciato telefonando agli amici, così per “sentirsi”, chiedendo: “cosa fate?”, “vi state organizzando?” e poi, colti dalla paura di poter perdere il controllo, hanno cominciato coi divieti.
Intanto cominciano a prendersi le regioni e non mi meraviglierei se magari, “ad interim”, il presidente di una di queste diventasse, che sò, direttore della rivista, membro del collegio dei sindaci, anche presidente di Campania Sud e Nord, della Calabria, della Sardegna, imperatore delle due Sicilie, cavaliere dell’ordine di Malta e rappresentante all’ ONU per la SAS, perché, su seimila e passa soci, non abbiamo nessuno ( e questo è vero) in grado di ricoprire queste cariche.
E’ probabile che ci si voglia preparare al “porcellum”, una di quelle leggi elettorali da approvare in una assemblea di gennaio, perché ormai le elezioni a Roma cominciano a diventare molto, ma molto,ma molto pericolose. E qui ,se non si vincono le elezioni, non si mangia.

Ma si può sopportare una delibera del genere che riduce, di fatto, le libertà associative, di movimento, di libero pensiero e che contrasta, di fatto, con i dettami della nostra costituzione alle cui norme, statuizioni e principi debbono uniformarsi non solo i cittadini ma anche ogni entità giuridica che opera sul territorio nazionale? Oltretutto nessuna persona fisica o giuridica può concepire di organizzarsi in struttura senza recepire al suo interno i sommi principi costituzionali. O meglio, una in verità ce ne sarebbe: LA MAFIA.
E’ probabile che io sia un figlio dei fiori, oppure semplicemente un pazzo. Dio solo sa quante volte qualche mio ..amico o qualche suo compare avranno detto:“ma quello è pazzo” e seriamente non ho mai dubitato che lo fossi, anzi, oggi, rivendico tutta la mia serena pazzia.
Ma sono sicuro, ne converrete con me, che viviamo in un paese di santi e navigatori, di candide eroine e livide puttane, di nani malefici ammaliatori e di mariuoli in giacca e cravatta.
Abbiamo due papi perché i papi, almeno quelli, capiscono quando è ora di farsi da parte.
Il nostro è un paese meraviglioso, baciato dal sole e da Dio, ove convivono il mare, i monti e le pianure, gli ignavi e i lavoratori, i trucidi e gli sbirri. Se lo sono spolpato un po’ tutti, le destre e le sinistre, i colti, i moderati e perfino i rivoluzionari, tutti affollati sull’osso. Ma nessuno e,dico, nessuno, da tempi innominabili, ci ha mai privato della libertà. Derubati sì, paraculati ogni giorno, istigati al suicidio quotidianamente, ma almeno liberi.
Nessuno è mai arrivato a tanto, eppure certe assonanze di cognomi dovevano metterci in guardia.
Torno in veranda e….fanculo al tatuaggio, prima o poi sparirà perché l’acqua, col tempo e con fatica, lava ogni tipo di merda.
“Zio,sbrigati, guarda che finiscono”.
La guardo perplesso e le dico preoccupato:“Ma dove vogliono arrivare?”
Mi risponde: ”Hanno finito le girelle, attaccano con i krapfen e, dalla fame che hanno, suppongo che, in breve tempo, rimarrà ben poco”.
Le dico: “E le sezioni, chi le difende?”
“Oddio zio, le abbiamo divise in spicchi, come al solito, ma qualcuno la mangia tutta intera”.
“Sì, dico, ma le sezioni chi le difende? le smembreranno tutte”.
Mia nipote mi guarda perplessa, molto perplessa. L’unica cosa che riesce a proferire è: “C’è la nonna”. Intanto guarda preoccupata la madre, mia sorella, come a voler dire…:“siamo sicuri che stia bene?”

Non basta avere le mani pulite se poi le si tengono in tasca (saluti da Don Milani).

Oronzo Giangreco, 3 maggio 2013.

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